Un tempo nelle top 10 ci trovavi canzoni straniere e canzoni italiane equamente distribuite. Ora i brani sono più o meno 10 su 10 italiani
L’indipendente:
“Il bilancio fino a giugno [2023] per il mercato della musica in Italia è cresciuto del 14,2%, con un fatturato totale di oltre 175 milioni di euro. Lo rende noto Deloitte per FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana). Il comparto audio streaming ha segnato una crescita complessiva del 16% raggiungendo quota 139 milioni, mentre si è registrata una lieve flessione per il ricavato dai video in streaming pari a -0,5%. Buone notizie anche per il comparto fisico che registra un +9,4% semestrale. Il repertorio italiano domina le classifiche: sia le top ten di album che di singoli sono guidate da titoli italiani.”
Un tempo nelle top 10 ci trovavi canzoni straniere e canzoni italiane equamente distribuite. Ora, invece, i brani sono più o meno 10 su 10 italiani. Questo vuol dire che in Italia le giovani generazioni (cioè, quelli che generano queste classifiche) non ascoltano la musica straniera.
Il bello (cioè, il brutto) è che il fatturato è cresciuto. Cioè, le nuove generazioni sono ormai dipendenti da questa EMME e ne vogliono sempre di più.
In un video di Enrico Silvestrin (se lo ritrovo lo copio) viene raccontata, tra le tante cose, l’opinione di un adolescente. Lui in pratica è quello strano perché ascolta anche musica straniera (cioè, la trap straniera).
Si, me ne sono accorto quest’estate durante la nostra vacanza in Italia. Rispetto all’ultima volta, sette anni fa, le radio trasmettevano molta più musica italiana. Specialmente rap… interessante.
E anche molte pubblicità hanno come sottofondo queste musichette. Il genere si chiama trap.