Una (piccola) critica a chi si occupa di Fact-checking

I siti che si occupano di scovare le fake news fanno un grande lavoro per la collettività ma non hanno il diritto di mettere nessuno alla gogna

Una (piccola) critica a chi si occupa di Fact-checking
Qualche giorno fa, condividendo come di consueto gli articoli su Twitter di uno dei miei siti, uno dei tanti fake con la bandierina dell’Ucraina, commentando la notizia su “Berlusconi inserito sul sito ucraino dei liquidati“, ha scritto una cosa tipo “ah ma non siete una fonte istituzionale” chiamando poi in causa un famoso sito che scova fakenews.

Cioè, scrivi una notizia vera, ti arriva il fake a dirti “però non siete una fonte istituzionale“. E tu pensi (dopo varie parolacce): e quindi? Il mio sito si chiama “Fonte Ufficiale“. Probabilmente prima di registrare un nome a dominio devo prima chiedere il permesso a qualcuno.

Il sito in questione è prontamente intervenuto confermando che questo sito non è una fonte istituzionale: “confermiamo che è un tizio che si è fatto la sua fondazione e cerca di farsi notare. Ha scelto una pessima stagione comunque“.

Ora, premesso il chi se ne frega (per non usare altri termini) della loro conferma (non me ne vogliano), i siti che si occupano di smascherare le fake news fanno un lavoro che merita rispetto perché ti risolvono tanti problemi, soprattutto quando gestisci un sito che va in cerca di notizie particolari e durante la ricerca si rischia di beccare la fake news.

Il problema, però, è quando si abusa.

Cercando info in giro ho scoperto che alcuni di questi siti che dicono di non essere finanziati da nessuno, sono in realtà finanziati sia dalle piattaforme social, sia, soprattutto, da società che tentano di condizionare la libertà di opinione.

Però, fin quando i siti in questione si limitano a scovare le fake news, anche se scovano solo quelle che piacciono a loro e non tutte, va bene lo stesso. Cioè, in pratica, se facciamo l’esempio della guerra in Ucraina, viene detto fino all sfinimento che la Russia fa girare un sacco di fake news. E su questo non ci piove. Ma lo stesso fa l’Ucraina. Non è che siccome è il paese aggredito automaticamente si chiudono gli occhi sulle loro assurdità. Questo genera sospetti e i sospetti creano i complottisti. Se, invece, vi fosse l’onesta di scovare le fake news a 360°, forse ci sarebbe qualche complottaro in meno.

Tornando, invece, all’oggetto di questo post, una cosa che non mi piace dei tizi che si occupano di fake news è quando pubblicano i dati sensibili delle persone che avrebbero pubblicato la bufala.

Indubbiamente esistono dei siti che vivono di fake news, ma nessuno ha il diritto di metterli alla gogna, anche perché sarebbe reato. Probabilmente i tizi che si occupano di scovare le fake news pensano (ipotizzo io) che nessuno di questi bufalari avrà mai il coraggio di denunciarli per aver pubblicato nome e cognome. In realtà, però, è successo.

Ora, però, a parte il reato, è brutto mettere alla gogna qualcuno. Questo intendo con abuso.

Fino a quando dici “secondo la nostra ricerca e la nostra analisi questo articolo è falso“, ci sta. Ma ti devi fermare. Non hai il diritto di fare altro. Nessuno ti ha dato il potere di farlo. Come non è un sito istituzionale il mio, non siete istituzionali nemmeno voi. Siete privati cittadini che prendono a cuore la verità e vogliono dare il proprio contributo. Tanto di applausi e di rispetto. Ma non potete assolutamente andare oltre, perché si perde la credibilità. Uno che cerca le fake news deve essere una persona equilibrata che ama la verità.

Quindi, concludendo, ringrazio per avermi definito tizio senza fare il mio nome. Se avessero fatto il mio nome non avrei comunque denunciato perché sarebbe una stupidaggine farlo (nonostante potrei tranquillamente data la mia folta parentela nelle forze dell’ordine).

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arquen

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Questo è il mio blog personale dove pubblico riflessioni sulla mia vita, quello che penso sui fatti del giorno, do un po' di consigli sulle mie passioni (musica e tecnologia), e parlo della città dove vivo (Ercolano).

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