Come dovrebbero avvenire l’innovazione tecnologica e la transizione digitale in Italia?
Mi sono preso un po’ di tempo per cercare i dati Istat sull’età anagrafica della popolazione italiana.
Quando si parla di innovazione tecnologica e transizione digitale bisognerebbe tenere presente che il 51,4% delle popolazione italiana ha tra i 45 e i 100 anni. Di questi, il 28,1% ha tra i 60 e i 100 anni. Del restante 48,6%, il 13,5% ha tra i 0 e i 15 anni, e non li prenderei ancora in considerazione.
Vuol dire, quindi, che l’innovazione tecnologica interesserebbe il 32,1% della popolazione tra i 16 e i 44 anni e il 23,3% della popolazione tra i 45 e i 59 anni, per un totale di 55,4% della popolazione tra i 16 e i 59 anni.
Per il restante 44,6% bisognerebbe pensare ad un altro tipo di tecnologia. Dovrebbe essere semplice. A misura di NON nativo digitale.
I 60-100enni, in maggioranza, non sanno cosa sia un accredito della pensione, vanno in posta in fila per qualsiasi operazione, per gli acquisti usano il contante, e gli devi stare dietro a spiegare come usare lo smartphone.
Mio padre, che nonostante l’età sa usare abbastanza bene il PC, si incasina quando deve fare un’operazione online e deve aspettare che gli arrivi il codice sull’app, per poi inserire una password di conferma. Cioè, ha 77 anni. E’ un’assurdità che debba compiere operazioni del genere che mi incasino pur’io a fare che ho 40 anni e ci vivo con la tecnologia.
Invece, per i 0-15enni, il massimo della tecnologia a cui sono interessati sono le console e le serie piratate.