James Marshall “Jimi” Hendrix è stato un chitarrista e cantautore statunitense. E’ il più famoso chitarrista elettrico della storia
James Marshall “Jimi” Hendrix, nato a Seattle il 27 novembre del 1942 e morto a Londra il 18 settembre del 1970, è stato un chitarrista e cantautore statunitense.
È stato uno dei principali innovatori nell’uso della chitarra elettrica nella musica rock: durante la sua breve carriera è stato un precursore per le future evoluzioni della musica rock attraverso un’inedita fusione di blues, rhythm and blues/soul, hard rock e psichedelia.
Secondo la classifica stilata nel 2011 dalla rivista Rolling Stone, è stato il più grande chitarrista nella storia della musica rock, ed è al primo posto della lista dei 100 migliori chitarristi secondo Rolling Stone, precedendo Eric Clapton e Jimmy Page.
Due sue esibizioni, in particolare, sono entrate nell’immaginario collettivo: il suo esordio al festival di Monterey del 1967, in cui concluse la performance dando fuoco sul palco alla sua chitarra, e la chiusura del festival di Woodstock del 1969, durante la quale diede una originale reinterpretazione dell’inno nazionale statunitense, The Star-Spangled Banner.
È stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.
Chi era Jimmy Hendrix
Jimmy Hendrix nacque come Johnny Allen Hendrix al King County Hospital di Seattle nello Stato di Washington, USA. Suo padre, James Allen (“Al”) Hendrix, di origini afro-native e cherokee dalla parte materna, cambiò successivamente il suo nome in James Marshall Hendrix. La madre, Lucille Jeter, una ragazza afroamericana, morì quando Jimmy era ancora giovane.
Fin da piccolo, Hendrix dimostrò interesse per la musica. Si dice che abbia costruito uno strumento rudimentale usando una scatola da sigari e un elastico, pratica comune tra i chitarristi blues meno abbienti. Dopo la morte della madre, il padre gli regalò una chitarra per destrimani, nonostante lui fosse mancino. Imparò a suonarla rovesciata, un’abitudine che caratterizzò tutta la sua carriera.
Iniziò a esibirsi con band locali a Seattle, come i Velvetones, e successivamente con i Rocking Kings, accumulando esperienza attraverso esibizioni dal vivo. Nel 1961, fu arrestato per guida di un’auto rubata e si ritrovò a dover scegliere tra la detenzione e l’arruolamento nell’esercito. Optò per l’arruolamento e fu inviato per un addestramento a Fort Ord, California, ma la sua permanenza nell’esercito fu breve.
Dopo essere arrivato a Fort Campbell, Jimi conobbe il bassista Billy Cox nel novembre 1961. Nel gennaio 1962, i due formarono velocemente una band chiamata i King Kasuals. Nel luglio dello stesso anno, Hendrix ottenne il congedo e si spostarono prima a Clarksville, Tennessee, poi a Indianapolis, e infine a Nashville nell’ottobre 1962. A Nashville, furono presi sotto la gestione di Theodore “Uncle Teddy” Acklen, manager del Club Del Morocco.
La band si esibiva principalmente nei locali lungo Jefferson Street, noti per essere il cuore della comunità afroamericana di Nashville e per la fervente scena rhythm and blues dell’epoca. La sua esperienza a Nashville fu un buon trampolino di lancio per le prime esperienze di Hendrix “on the road”. Nel novembre 1962, grazie al suo coinvolgimento nella scena locale, partecipò alla sua prima sessione di studio come chitarrista turnista, incidendo per la casa discografica Starday-King Records durante una registrazione radiofonica con il celebre dee-jay cittadino William “Hoss” Allen.
Nei successivi due o tre anni, Hendrix viaggiò in lungo e in largo per gli Stati Uniti, partecipando al Chitlin’ Circuit e esibendosi costantemente come supporto per molti artisti blues, rhythm and blues e soul, tra cui Chuck Jackson, Slim Harpo, Tommy Tucker, Solomon Burke, le Supremes, Sam Cooke e Jackie Wilson. Verso Natale del 1963, poco prima di trasferirsi a New York, partecipò alla sua prima registrazione in studio.
Verso la fine del marzo 1964, Hendrix ottenne un’opportunità nel mondo del popolare mainstream quando fu reclutato come chitarrista nella band Isley Brothers Band. Durante quel periodo, partecipò alle registrazioni in studio per “Testify” il 21 maggio 1964, che presto divenne un brano di successo in radio.
Tra il 1964 e il 1965, Hendrix iniziò un periodo di continua transizione da una band all’altra. Nel luglio 1965, siglò un contratto biennale con la Sioux Records e il Copa Management. Si trasferì al Village, seguendo l’influenza artistica ed esistenziale di Bob Dylan, diventando un suo grande ammiratore dopo aver ascoltato l’album “Highway 61 Revisited“.
Nel corso dell’ottobre e novembre, partecipò a un tour di due mesi con i Joey Dee and The Starliters. Poi, nel gennaio del 1966, si unì ai Kingpins, il gruppo di supporto del famoso sassofonista R&B King Curtis, a New York.
Nonostante la continua instabilità durante questo periodo, le esperienze erranti di Hendrix contribuirono al suo sviluppo musicale, arricchendo ulteriormente la sua abilità con la chitarra.
Nel 1966, Hendrix formò il suo primo gruppo come leader, chiamato Jimmy James and The Blue Flames (anche conosciuto come The Rainflowers).
L’attenzione su Hendrix e la sua nuova band crebbero, soprattutto a New York, sebbene la città fosse ancora distante dai suoni e dagli umori della rivoluzione culturale e musicale che si stava verificando sulla costa opposta degli Stati Uniti. Inoltre, la conoscenza con Frank Zappa giocò un ruolo cruciale: si dice che Zappa fosse colui che introdusse Hendrix alle possibilità offerte da un nuovo effetto per chitarra che avrebbe presto acquisito fama, il wah-wah.
The Jimi Hendrix Experience
The Jimi Hendrix Experience è il gruppo musicale formatosi nel 1966 con Jimi Hendrix, il bassista Noel Redding e il batterista Mitch Mitchell. La storia di questa band ha radici nella scoperta di Hendrix da parte di Linda Keith, all’epoca legata a Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones. Linda lo presentò a vari personaggi dell’industria musicale, ma l’incontro non diede i frutti sperati fino a quando Chas Chandler, bassista degli Animals, assistette a un concerto di Hendrix e decise di diventare il suo manager.
Chandler propose a Hendrix di trasferirsi a Londra, promettendogli l’incontro con Eric Clapton e la possibilità di formare una band. Il trio, formato da Hendrix, Redding e Mitchell, incantò immediatamente il pubblico londinese con il suo stile innovativo e potente, creando un nuovo standard nella scena musicale dell’epoca.
La band pubblicò il singolo “Hey Joe” nel dicembre del 1966, seguito da altri successi come “Purple Haze” e “The Wind Cries Mary“. Questi brani non solo ottennero successo commerciale, ma divennero anche pilastri fondamentali delle incredibili performance live del gruppo, che si caratterizzavano anche per rivisitazioni energiche di classici del blues come “Killing Floor” di Howlin’ Wolf e “Rock Me Baby” di B.B. King.
La band ha contribuito a ridefinire il panorama musicale dell’epoca, attirando l’attenzione e l’ammirazione di altri musicisti affermati come Eric Clapton e Jeff Beck e ottenendo una posizione di rilievo nell’industria musicale grazie alla Track Records, etichetta discografica degli Who.
Nel 1967, la Jimi Hendrix Experience era alla ricerca di un’occasione per affermarsi negli Stati Uniti, dove non era ancora molto conosciuta, nonostante il grande successo ottenuto in Europa con “Are You Experienced?“. L’occasione ideale si presentò con l’invito al Monterey International Pop Festival, grazie all’interessamento di Paul McCartney.
Il festival, tenutosi nel giugno del 1967, è considerato l’inizio della “lunga estate dell’amore“. La performance della Experience a Monterey fu un vero trionfo per Hendrix: oltre alla vastissima esposizione mediatica, la sua esibizione sarebbe stata immortalata in un documentario sul festival. La band diede una delle esibizioni più celebrate, suonando brani come “Hey Joe“.
Durante quei 40 minuti memorabili, Hendrix suonò la sua Fender Stratocaster in maniera rivoluzionaria, sperimentando tecniche insolite come suonarla con i denti, dietro la schiena e contro vari oggetti sul palco. La performance culminò con la distruzione spettacolare della chitarra, bruciata e distrutta contro amplificatori e palco in una sorta di catarsi musicale.
Questa furia espressiva di Hendrix lasciò un’impronta indelebile, attirando l’attenzione di tutto il paese e preparando il terreno per il successo futuro sia delle sue esibizioni live sia delle sue produzioni discografiche. I resti della chitarra distrutta quella sera sono oggi esposti all’Experience Music Project di Seattle, testimonianza di un momento epocale nella storia della musica.
L’album “Are You Experienced?” aveva avuto grande successo in Europa, raggiungendo la seconda posizione nelle classifiche britanniche dietro solo a “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” dei Beatles. Nonostante questo successo, la band di Jimi Hendrix non era ancora riuscita a farsi conoscere negli Stati Uniti.
La svolta avvenne nel giugno del 1967, quando la band fu invitata a esibirsi al Monterey International Pop Festival. Paul McCartney fu chiave per questa opportunità. Il festival, tenutosi dal 16 al 18 giugno, è considerato l’inizio dell’epoca dell’amore e della musica psichedelica. Per Hendrix, questa fu un’opportunità incredibile: la loro performance sarebbe stata documentata nel film sul festival, garantendo una visibilità nazionale.
La Jimi Hendrix Experience diede una delle performance più applaudite del festival, suonando canzoni come “Hey Joe“. Hendrix stupì il pubblico suonando la sua chitarra Fender Stratocaster in modi mai visti prima, usando i denti, dietro la schiena, contro il microfono e l’amplificatore. Alla fine della performance, Hendrix distrusse la chitarra, dandole fuoco e rompendola sul palco, in una sorta di liberazione sonora.
I resti di quella chitarra sono oggi esposti nell’Experience Music Project di Seattle. Questa performance intensa e selvaggia diede una notevole fama alla band negli Stati Uniti, aprendo la strada al successo nelle esibizioni live e nelle future uscite discografiche di Hendrix.
Nel 1967, uscì “Axis: Bold as Love“, il seguito di “Are You Experienced?“. Questo album mantenne lo spirito acido e sperimentale del primo, ma si distinse per un suono meno aggressivo, orientandosi verso il funk, il blues e l’R&B. Con “Bold as Love“, Hendrix continuò la sua esplorazione sonora, sperimentando con le variazioni stereo e utilizzando un’accordatura chitarra diminuita di mezzo tono, diventata poi una sua consuetudine.
Tuttavia, l’album fu coinvolto in alcuni problemi prima della sua uscita. Hendrix dimenticò il master tape del lato A su un taxi e non riuscì a recuperarlo in alcun modo. Nonostante queste complicazioni, l’album ottenne successo, incrementando le richieste di esibizioni dal vivo per la Experience e portando il gruppo a suonare di fronte a pubblici sempre più numerosi.
Ma il tour non ebbe un lieto fine: durante alcune date in Scandinavia, la notte del 4 gennaio 1968, Hendrix venne arrestato a Stoccolma per aver distrutto una stanza d’albergo sotto l’influenza dell’alcool.
La creazione dell’ultimo album in studio di Hendrix, il doppio album “Electric Ladyland“, non fu meno travagliata di “Bold as Love“. Fin dalle prime fasi delle sessioni, Hendrix si trovò a registrare senza il suo storico produttore Chas Chandler, che aveva deciso di lasciare a causa dei numerosi contrasti con il chitarrista. Le divergenze erano evidenti nel modo di concepire i brani e le registrazioni: Chandler voleva canzoni più brevi, adatte alla pubblicazione su vinile da 45 giri, mentre Hendrix preferiva uno stile più sperimentale e brani più lunghi.
Le sessioni per “Electric Ladyland” coinvolsero numerosi musicisti aggiuntivi, creando un ambiente caotico in studio. Oltre ai membri della Experience, si unirono Al Kooper, Buddy Miles, Jack Casady dei Jefferson Airplane e Steve Winwood dei Traffic.
Il perfezionismo di Hendrix contribuì allo stress durante la registrazione. Chiedeva numerose sovraincisioni nei brani e registrava diverse versioni delle canzoni, spesso fino a trovare quella che lo soddisfacesse. Si dice che il brano “Gypsy Eyes” sia stato registrato ben 43 volte prima che Hendrix ne fosse soddisfatto.
Al momento del lancio negli Stati Uniti, l’album subì una censura dalla casa discografica che non accettò la copertina originale, raffigurante donne nude su sfondo nero. Furono apportate modifiche alla versione finale, mentre la copertina “scandalosa” venne usata solo nelle prime stampe della versione europea e nella prima ristampa in CD.
La fine della Jimi Hendrix Experience fu segnata da tensioni interne. Chas Chandler non fu l’unico ad essere coinvolto nei contrasti con il chitarrista. Anche il bassista Noel Redding, stanco del modo di lavorare di Hendrix, era in rotta con lui. Spesso, durante le registrazioni, Redding lasciava lo studio per calmarsi dopo litigi con Hendrix, solo per ritrovare parti di basso sovraincise dal chitarrista durante la sua assenza.
L’ultima esibizione della band nel Regno Unito avvenne il 24 febbraio 1969 alla Royal Albert Hall di Londra. Questi concerti, esauriti, furono registrati per un progetto documentaristico chiamato “Experience“, ma i nastri non sono mai stati pubblicati.
Redding, anche frustrato per non poter esprimere appieno il suo talento di chitarrista, aveva formato nel 1968 la sua band, i Fat Mattress, che in alcune occasioni aveva addirittura suonato come band di supporto per la Experience. Si sentiva sempre più a disagio per l’isteria crescente che circondava le esibizioni della band. La loro ultima esibizione assoluta, al Bob Fey’s Denver Pop Festival il 29 giugno 1969, fu segnata da violenze tra il pubblico e le forze dell’ordine dovettero intervenire con gas lacrimogeni. La band si rifugiò in un rimorchio del servizio tecnico assediato dai fan. Il giorno successivo, la rottura con Redding fu resa ufficiale.
Quell’anno, Hendrix affrontò anche problemi legali. Il 3 maggio 1969, venne arrestato all’aeroporto di Toronto con hashish ed eroina. Durante il processo, riuscì a dimostrare di non sapere come le droghe fossero finite nel suo bagaglio. Inoltre, affrontò controversie legali riguardo a un contratto del 1965 con Ed Chalpin, risolte con l’accordo di registrare un album sotto il suo regime di produzione.
Woodstock e la nuova formazione
Il festival di Woodstock del 1969 è stato un momento emblematico per la musica degli anni sessanta e l’ideale del movimento flower power. L’esibizione di Jimi Hendrix durante il festival è diventata un simbolo non solo dell’evento ma anche dell’ideologia pacifista di quel tempo. Inizialmente programmato per chiudere il festival la sera del 18 agosto, il suo spettacolo fu rinviato all’alba del giorno successivo a causa di vari problemi tecnici e logistici, compresa una pioggia violenta che ha colpito la zona a metà del secondo giorno. A quel punto, molti degli oltre 500.000 spettatori paganti dei giorni precedenti si erano ridotti a circa 200.000, esausti dopo tre giorni di festival continuo.
Hendrix si presentò sul palco con una formazione più ampia, annunciata come Jimi Hendrix Experience ma poi rinominata “Gipsy Sun And Rainbows” dallo stesso Hendrix. Tuttavia, la parte più memorabile di quella performance storica è stata la sua interpretazione stravagante dell’inno nazionale degli Stati Uniti, The Star-Spangled Banner. Hendrix ha suonato l’inno in modo selvaggio, inserendo suoni simili a bombardamenti e mitragliamenti, effetti sonori di guerra con la sua sola chitarra.
Band of Gypsys, Cry of Love
La formazione conosciuta come Gipsy Sun And Rainbows, presentata a Woodstock, rappresentò solamente una fase di transizione nell’evoluzione chitarristica di Hendrix. Dopo due esibizioni dal vivo, una apparizione al Dick Cavett Show e alcune brevi sessioni di studio, il gruppo fu sciolto per tornare al consolidato schema del power-trio con il quale Hendrix aveva iniziato la sua carriera. Nasceva così la Band of Gypsys, composta da Billy Cox, bassista della precedente Gipsy Sun And Rainbows, e il batterista Buddy Miles. Dopo soli 10 giorni di prove presso il Juggy’s Sound Studio, il gruppo iniziò ad esibirsi dal vivo con straordinaria energia, producendo rapidamente una notevole quantità di materiale in studio, seguendo la consueta pratica hendrixiana.
La testimonianza più celebre di questa breve fase della Band of Gypsys è l’omonimo LP del 1970, frutto dei quattro concerti tenuti dal gruppo tra il 31 dicembre 1969 e il 1º gennaio 1970 al Fillmore East di New York. Questo album ha una rilevanza notevole non solo dal punto di vista musicale, ma anche per altri motivi. È stato l’unico album dal vivo pubblicato durante la carriera di Hendrix, segnando il suo debutto come produttore. Inoltre, è stato l’ultimo LP pubblicato prima della sua prematura morte, risolvendo anche le controversie legali legate al contratto firmato nel 1965 con il manager Ed Chalpin.
L’esperienza della Band of Gypsys ebbe una fine improvvisa il 28 gennaio 1970 durante il Winter Festival of Peace al Madison Square Garden di New York. Hendrix e la band si esibirono alle tre del mattino a causa di inconvenienti vari, e Hendrix, chiaramente influenzato dagli effetti dell’LSD, interruppe bruscamente lo spettacolo dopo due pezzi, pronunciando un delirante monologo. Questo evento portò allo scioglimento della Band of Gypsys, con il batterista Buddy Miles accusando il manager Michael Jeffery di aver somministrato LSD a Hendrix per sabotare il progetto e riformare la Experience.
La reazione di Jeffery non si fece attendere: sciolse immediatamente la formazione e persuase Noel Redding e Mitch Mitchell a ricostituire la Experience. Le tensioni tra Hendrix e Redding riemergeranno presto, e il chitarrista sostituì Redding con Billy Cox, il bassista che aveva già preso il suo posto in precedenza. Il nuovo tour, noto come “Cry of Love Tour“, ispirò il nome della nuova formazione.
Gli ultimi fuochi live e gli Electric Lady Studios
Nel corso del 1970, Jimi Hendrix divise il suo tempo tra il “Cry of Love Tour” e molteplici sessioni di registrazione. Durante il tour, che contò trenta date, Hendrix si esibì con un’altra formazione, e la tournée si concluse il 1º agosto 1970 a Honolulu, nelle isole Hawaii. Nel frattempo, ad agosto 1970, furono completati gli Electric Lady Studios, uno studio di registrazione ideato da Hendrix sin dal 1968 e progettato da John Storyk secondo le sue specifiche. Tuttavia, le esigenze avanzate comportarono notevoli costi finanziari, e Hendrix poté utilizzare gli studi solo per quattro settimane, gran parte delle quali coincise con la fase finale dei lavori.
Gli Electric Lady Studios furono inaugurati il 26 agosto 1970 con una prolungata jam-session[90], durante la quale fu registrato l’ultimo brano di Hendrix, “Belly Button Window“.
Il Festival dell’Isola di Wight e la morte
Il 30 agosto 1970, Jimi Hendrix tenne un’emozionante esibizione al Festival dell’Isola di Wight, la cui registrazione integrale sarebbe stata pubblicata solo 30 anni dopo. Dopo questo evento, furono pianificate diverse date in Europa per coprire le considerevoli spese sostenute dal chitarrista per l’allestimento degli innovativi Electric Lady Studios e per le imminenti registrazioni del suo nuovo album, temporaneamente intitolato “First Rays of the New Rising Sun“.
Il 6 settembre 1970, al Festival di Fehmarn in Germania, Hendrix si esibì per l’ultima volta dal vivo, ma fu accolto da fischi e contestazioni del pubblico a causa di un ritardo del gruppo che avrebbe dovuto suonare la sera precedente.
La morte di Jimi Hendrix
La mattina del 18 settembre 1970, Hendrix fu trovato morto nel suo appartamento al Samarkand Hotel di Londra, al 22 di Lansdowne Crescent. La sua ragazza, Monika Dannemann, presente nella stanza, raccontò che Hendrix soffocò a causa di un improvviso conato di vomito causato da un mix di alcool e tranquillanti. Non è chiaro se Hendrix sia morto durante la notte, come affermato dalla polizia, o se fosse ancora vivo all’arrivo dell’ambulanza e abbia soffocato durante il trasporto in ospedale a causa del vomito senza un adeguato supporto sotto la testa.
L’album che Hendrix stava preparando fu pubblicato solo parzialmente nel 1971 con il titolo “Cry of Love“, raggiungendo la terza posizione nella classifica Billboard. Le registrazioni rimasero in circolazione in questa forma provvisoria fino al 1997, quando tutte le tracce furono ripubblicate integralmente con il titolo originario “First Rays of the New Rising Sun“.
Dopo la sua morte, il corpo di Hendrix fu riportato negli Stati Uniti e sepolto nel Greenwood Memorial Park di Renton, Washington, a sud di Seattle. Sulla lapide commemorativa, oltre al suo nome, venne incisa la sagoma della sua iconica chitarra, la Fender Stratocaster.
Stile musicale di Jimi Hendrix
Considerato un innovatore nel rock psichedelico e figura di spicco della musica rock, Jimi Hendrix ha ottenuto la fama grazie al suo rivoluzionario utilizzo della chitarra elettrica.
Il suo strumento diventò un’icona grazie all’ampio impiego di suoni wah-wah, feedback e distorsioni.
La sua musica, che fonde elementi di rock, psichedelia e blues, si distingue per un approccio urbano e rituale, contribuendo a renderlo uno dei “visionari” della scena musicale nera, insieme a Sun Ra e George Clinton.
Hendrix ha tratto ispirazione dal funky di Sly Stone e ha influenzato diverse personalità musicali, tra cui il Miles Davis di Bitches Brew (1970).
Molti riconoscono la sua appartenenza al blues rock, mentre alcuni lo considerano un pioniere del funk rock. Secondo AllMusic, è elencato tra gli esponenti dell’acid rock e dell’hard rock, e c’è chi lo vede come un anticipatore dell’heavy metal.
Strumentazione di Jimi Hendrix
La chitarra elettrica indissolubilmente legata a Jimi Hendrix, almeno nell’immaginario comune, è senza dubbio la Fender Stratocaster. Solitamente dipinta nei colori olympic white, nero e sunburst classico con sfumature dal nero al tabacco. Un modello particolare di Stratocaster, originariamente rosso fiesta red, venne persino bruciato da Hendrix durante il Monterey Pop Festival e dipinto personalmente con intricati motivi psichedelici.
Le chitarre di Hendrix erano tutte modelli di serie, comprate in comuni negozi e successivamente personalizzate autonomamente. I primi modelli Stratocaster utilizzati risalgono al 1965, periodo in cui Leo Fender cedette l’azienda alla CBS. Questi primi modelli presentavano una paletta piccola, tipica delle prime Stratocaster, ma con un logo di tipo Transition e una tastiera in palissandro. In seguito, Hendrix passò a modelli di anni successivi, come quelli del 1966, 1967, 1968, 1969 e 1970, con una paletta più ampia (palettone), logo nero e tastiera in acero (maple cap).
Nonostante fosse mancino, Hendrix suonava modelli standard adattati per essere suonati a rovescio, invertendo le corde e il fissaggio alla tracolla. Questa peculiarità comportava sfide pratiche e influenze sul suono. Invertendo il lato della chitarra, la leva del vibrato e i potenziometri del tono e del volume erano sopra le corde. Le corde, invertite per consentire la suonabilità a rovescio, coprivano le posizioni esatte opposte ai magneti dei pickup, ottenendo un suono più chiaro dalle corde basse e una sonorità più piena dalle corde alte. Tuttavia, l’asimmetria del corpo rispetto al manico comprometteva l’accessibilità ai tasti superiori.
La ricerca di un suono più intenso e ricco, in linea con le radici blues di Hendrix, era un elemento centrale nella sua sperimentazione. A partire da “Axis: Bold as Love“, iniziò a utilizzare corde più spesse (generalmente di calibro 0.10 o 0.11) per conferire una maggiore rotondità al suono. Parallelamente, adottò accordature un semitono o un tono più basse del normale, seguendo la prassi tipica dei chitarristi blues. Questa scelta gli consentiva di ottenere un suono solido e corposo senza compromettere la suonabilità, specialmente nei bending, e facilitava anche il canto.
Hendrix riuscì così a mantenere un suono caldo e ricco, tipicamente blues, anche con una chitarra notoriamente acuta e metallica come la Fender Stratocaster. La sua dedizione a questo modello, nonostante le significative modifiche apportate per adattarlo al suo stile, era dovuta principalmente alla leggerezza dello strumento e alla snellezza del suo manico, ideali per le evoluzioni acrobatiche alle quali era solito sottoporsi durante le esibizioni.
Le altre chitarre
La maggior parte delle chitarre possedute da Jimi era costituita da strumenti di serie, successivamente personalizzati da lui stesso. Tuttavia, nella sua carriera, vi fu un’importante eccezione che va menzionata. Chiese infatti alla Gibson di realizzare una serie di modelli Flying-V appositamente per mancini, con un modello su misura ben visibile durante la sua esibizione al Festival dell’Isola di Wight nel 1970. Un altro esemplare, di colore nero, fu dipinto con intricati motivi psichedelici direttamente da Hendrix. Nel 2006, la Gibson fece riferimento a questo modello per creare una Flying-V in edizione limitata, basata sulle caratteristiche tecniche dell’epoca e con il corpo decorato con gli stessi motivi artistici del modello originale.
Hendrix utilizzò anche altri modelli di chitarre, seppur in modo più sporadico. Tra questi, la Gibson SG Custom (una versione con 3 humbucker e leva del vibrato, di colore bianco), e persino la Gibson Les Paul, tradizionalmente considerata l’antagonista per eccellenza della Fender Stratocaster.
Discografia di Jimmy Hendrix
Album in studio
1967 – Are You Experienced
1967 – Axis: Bold as Love
1968 – Electric Ladyland
1970 – Band of Gypsys
Video DVD
1997 – Classic Album: Electric Ladyland
1998 – Rainbow Bridge
1999 – Band of Gypsys
2001 – Experience
2002 – Blue Wild Angel: Live at the Isle of Wight
2003 – Jimi Plays Monterey
2004 – Until We Meet Again
2004 – The Last 24 Hours
2005 – A Film About Jimi Hendrix (Deluxe Edition)
2005 – Music in Review 1967 – 1970
2005 – Live at Woodstock (Definitive 2 DVD Edition)
2007 – Smash Hits
2007 – Videobiography
2007 – Live at Monterey Pop Festival – The Definitive Edition
2008 – Classic Album: Electric Ladyland (40TH Anniversary Deluxe CD + DVD Collector’s Edition)
Singoli
1966 – Hey Joe
1967 – Purple Haze
1967 – The Wind Cries Mary
1967 – Foxy Lady
1968 – All Along the Watchtower
1968 – Voodoo Child (Slight Return)
1968 – Little Wing
1968 – Crosstown Traffic
1967 – Fire
1971 – Hey Baby (New Rising Sun)
Cinematografia su Jimmy Hendrix
Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica (Woodstock), regia di Michael Wadleigh – documentario (1970)
Maledetto il giorno che t’ho incontrato, regia di Carlo Verdone (1992)
Jimi: All Is by My Side, regia di John Ridley (2013)
Le canzoni più famose di Jimmy Hendrix
Purple Haze: Uno dei suoi brani più iconici, caratterizzato da riff di chitarra indimenticabili e distorsioni innovative.
Hey Joe: Una reinterpretazione blues di un classico, caratterizzata dalla voce potente e dallo stile unico di Hendrix.
All Along the Watchtower: Una reinterpretazione della canzone di Bob Dylan, la versione di Hendrix ha reso il brano un classico del rock.
Voodoo Child (Slight Return): Un brano epico con un riff di chitarra potente e memorabile.
The Wind Cries Mary: Una ballata psichedelica e malinconica che mostra il lato più intimo di Hendrix.
Foxey Lady: Un brano rock’n’roll che esprime la sensualità e l’energia del suo stile chitarristico.
Little Wing: Una canzone caratterizzata da un’incredibile delicatezza nella chitarra di Hendrix, con una melodia struggente.
Red House: Un brano blues che mostra la maestria di Hendrix nel genere.
Crosstown Traffic: Un brano veloce e incalzante che mostra il lato più sperimentale di Hendrix.
Bold as Love: Una canzone ricca di sfumature sonore e influenze psichedeliche.