Il marketing inclusivo di cui non si sentiva il bisogno

Se quando guardi una pubblicità ti sembra di non vivere più in Italia non sei diventato pazzo, ma semplicemente stai guardando una pubblicità inclusiva

Cos’è il Marketing inclusivo

Il Marketing inclusivo è un concetto emerso negli ultimi anni grazie alla crescente consapevolezza sulle tematiche dell’inclusione. Questo approccio nel mondo dei media commerciali e della pubblicità invita i brand a considerare tutti gli utenti come parte integrante della loro visione e dei loro valori. Non si tratta solo di vendere prodotti e servizi, ma di offrire esperienze che creano un legame di fiducia tra l’azienda e il consumatore.

Oggi, i consumatori non valutano più solo la qualità o il rapporto qualità/prezzo dei prodotti, ma anche quanto l’azienda rispetta e promuove determinati valori. Questo cambiamento è particolarmente evidente tra i giovani della Generazione Z, che preferiscono supportare brand che rispecchiano i loro valori sociali ed etici. Multiculturalità, empowerment femminile, diritti della comunità LGBTQ+ e delle persone con disabilità sono diventati temi centrali nello storytelling delle aziende.

La pubblicità e le campagne di marketing stanno quindi adottando un approccio inclusivo, con l’obiettivo di valorizzare e non discriminare, di rafforzare e non danneggiare, e di includere e non emarginare. Il Marketing inclusivo si propone di coinvolgere tutte le persone, indipendentemente dalla loro etnia, genere, orientamento sessuale, abilità fisica o mentale, età o qualsiasi altra caratteristica distintiva. Questo rende il brand più accessibile e promuove la diversità come un valore unico.

Chris Capossela, Chief Marketing Officer di Microsoft, afferma: “Tutto il Marketing deve essere inclusivo e tutti i punti di contatto devono essere inclusivi perché l’inclusione alimenta la crescita“. Le aziende devono quindi riflettere sul tipo di storia che vogliono raccontare e su come farlo in modo autentico. Non si tratta solo di supportare una causa, ma di aderire a principi etici superiori.

L’adozione di una comunicazione inclusiva porta numerosi benefici: aumenta la fiducia e la fedeltà dei consumatori, migliora la reputazione del brand, amplia il target di riferimento e promuove l’innovazione, riducendo al contempo il rischio di discriminazione.

Questa è in pratica la spiegazione (riassunta) del sito che si trova in prima posizione su Google se cerchi “Pubblicità inclusiva“.

Cosa ne penso?

I giovani della Generazione Z, che preferiscono supportare brand che rispecchiano i loro valori sociali ed etici

Chi ha deciso che i valori etici dei giovani sono “Multiculturalità, empowerment femminile, diritti della comunità LGBTQ+ e delle persone con disabilità“?

Secondo me ai giovani di queste cose non frega nulla. La pubblicità è da sempre finalizzata a fare propaganda (oltre ovviamente a vendere). Ora, siccome chi è ricco nel mondo guadagna con “Multiculturalità, empowerment femminile, diritti della comunità LGBTQ+ e delle persone con disabilità“, è stato deciso che bisogna fare il lavaggio del cervello a tutti, iniziando dai giovani (quelli facilmente influenzabili).

Politicamente parlando, però, data l’ondata di destra che sta uscendo fuori in Europa e anche nel resto del mondo, direi che forse il messaggio dei giovani va in tutt’altra direzione (per fortuna).

Come funzionano queste pubblicità inclusive?

Se quando guardi una pubblicità ti sembra di non vivere più in Italia e nemmeno più in Europa, non sei diventato pazzo, ma semplicemente stai guardando una pubblicità inclusiva.

Il marketing inclusivo è fatto soprattutto dalle multinazionali. Quindi, trovi la pubblicità del provolone dove gli attori sono tutti bianchi e poi la pubblicità della bibita famosa dove vieni catapultato sull’Enterprise. In qualsiasi pubblicità di auto i guidatori sono uomini e donne nere. Nelle pubblicità dei prodotti di bellezza ci sono sempre minimo 3 modelle: bianca, nera e orientale. I ruoli sono capovolti: l’uomo a casa a fare la lavatrice e a badare ai figli, e la donna al lavoro nel ruolo di manager. Non ci sono più solo coppie uomo donna ma anche tutto il resto dell’assortimento.

Insomma, se già prima avevi motivi più che validi per odiare la pubblicità (perché onestamente sorbirsi minuti e minuti di pubblicità che interrompono film, programmi e partite è una rottura di palle), ora hai un motivo in più per odiarla: l’inclusività.

arquen

Ciao, mi chiamo Aldo e sono un blogger

Questo è il mio blog personale dove pubblico riflessioni sulla mia vita, quello che penso sui fatti del giorno, do un po' di consigli sulle mie passioni (musica e tecnologia), e parlo della città dove vivo (Ercolano).

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