Il Signore degli Anelli (Romanzo)

Il Signore degli Anelli (The Lord of the Rings) è un romanzo epico high fantasy scritto da J. R. R. Tolkien e ambientato alla fine della Terza Era dell’immaginaria Terra di Mezzo

Il Signore degli Anelli (Romanzo)
Il Signore degli Anelli” è un romanzo epico di alta fantasia scritto da J.R.R. Tolkien, ambientato alla fine della Terza Era nella Terra di Mezzo immaginaria. Scritto tra il 1937 e il 1949, fu pubblicato in tre volumi tra il 1954 e il 1955, diventando una delle opere letterarie di maggior successo del XX secolo, con oltre 150 milioni di copie vendute e tradotto in trentotto lingue.

La narrazione ha inizio da dove si era interrotto il precedente romanzo di Tolkien, “Lo Hobbit“, collegando le due storie tramite lo stratagemma del Libro Rosso dei Confini Occidentali, un’immaginaria autobiografia scritta da Bilbo Baggins, protagonista de Lo Hobbit, e suo nipote Frodo, protagonista de Il Signore degli Anelli.

Questo romanzo si inserisce in un’ambientazione più vasta, attingendo al vasto corpus storico, mitologico e linguistico creato dall’autore durante la sua vita. Narra la missione di nove personaggi della Compagnia dell’Anello, partiti per distruggere l’Anello del Potere, arma potente che potrebbe rendere invincibile il malvagio Sauron se tornasse nelle sue mani, permettendogli di dominare la Terra di Mezzo.

L’opera ha esercitato un’enorme influenza culturale e mediatica, attirando l’attenzione di critici, autori, studiosi e appassionati. Ha ispirato innumerevoli gruppi culturali, associazioni e ha generato libri, videogiochi, illustrazioni, fumetti, composizioni musicali e adattamenti radiofonici, teatrali e cinematografici, incluso il celebre adattamento cinematografico di Peter Jackson.

Genesi dell’opera di J. R. R. Tolkien
Linguaggio

La nascita delle opere di Tolkien ha radici che risalgono ai primi anni del XX secolo, quando l’autore ha ideato una lingua artificiale chiamata Quenya, ispirata in parte al finlandese. Questo linguaggio ha ispirato la creazione di un popolo che lo parlasse: gli Elfi. Questa creazione è stata il punto di partenza per lo sviluppo delle storie e delle razze che popoleranno il mondo fantastico ideato da Tolkien.

Le intenzioni creative e il metodo narrativo di Tolkien sono espressi chiaramente nel saggio “Sulle fiabe” del 1947 e in alcune lettere raccolte da Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien. Il mondo de “Il Signore degli Anelli” ha preso forma dalla passione di Tolkien per la filologia, la lingua e la letteratura anglosassone, oltre al suo desiderio di creare una mitologia originale per l’Inghilterra.

Questo vasto insieme di racconti, miti, storie, canzoni e appunti sulla Terra di Mezzo è stato raccolto dal figlio Christopher in opere come “Il Silmarillion” e i 12 volumi de “La storia della Terra di Mezzo“, in gran parte inediti in italiano. Questi appunti hanno fornito i nomi, i personaggi, le creature e i luoghi che hanno dato vita sia a “Lo Hobbit” che a “Il Signore degli Anelli“. Quest’ultimo, in particolare, contiene parte della vasta creazione mitologica di Tolkien, con 6 appendici che presentano al lettore una piccola porzione del ricco universo creato dall’autore.

Stesura

Tolkien iniziò a scrivere Il Signore degli Anelli su richiesta dell’editore Stanley Unwin, desideroso di un seguito per Lo Hobbit, uscito nel 1937. Inizialmente, la stesura dei primi capitoli fu complessa e la trama incerta. Solo nell’agosto dell’anno seguente l’autore diede un titolo all’opera. Le pressioni dell’editore, unite alle difficoltà personali ed economiche, resero il lavoro ancor più complicato.

Il 19 dicembre 1937, Tolkien informò il signor Furth della Allen & Unwin di aver completato il primo capitolo: “Ho scritto il primo capitolo di una nuova storia sugli Hobbit: ‘Una festa a lungo attesa’. Buon Natale“. Nel febbraio 1938, questo capitolo venne battuto a macchina e inviato a Rayner Unwin, figlio dell’editore, per avere un parere: come Lo Hobbit, pensato per i propri figli, anche il “seguito” manteneva lo stile per un pubblico giovane.

Il 17 febbraio, accennando alla pubblicazione di Mr. Bliss, e il giorno dopo, rispondendo ai complimenti di Rayner, Tolkien manifestò la paura di aver toccato il fondo, di non riuscire a sviluppare la storia oltre il primo spunto, credendo di aver esaurito i temi narrativi migliori. Ma un mese dopo, la situazione cambiò: l’autore comunicò di aver raggiunto il terzo capitolo, anche se i racconti avevano preso direzioni inattese. Tuttavia, Unwin criticò i due nuovi capitoli per il loro linguaggio eccessivamente “hobbitesco“, ritenendolo poco comprensibile. Anche Tolkien condivise questa critica, ma ammise di trovare più piacere a scrivere in quel modo piuttosto che a sviluppare la trama.

Nonostante la critica, gli Hobbit mantennero il loro linguaggio buffo e infantile. Lo scoppio della seconda guerra mondiale coinvolse direttamente la famiglia Tolkien, sospendendo l’opera a circa un quarto della stesura definitiva, rendendone il ritmo ancora più lento. L’arruolamento dei figli Michael e Christopher, seguito dalle loro destinazioni in guerra, rese le lettere di Tolkien a loro dedicate quasi esclusive tra il 1940 e il 1945. La fine della guerra riattivò la scrittura, ma impiegarono altri 10 anni prima della pubblicazione, dovuta ai lunghi tempi di stesura e all’interesse per il romanzo ormai diverso da Lo Hobbit e notevolmente lungo.

Fonti dell’opera di J. R. R. Tolkien
Influenze

L’ispirazione per “Il Signore degli Anelli” nacque dall’interesse profondo di Tolkien per la filologia, la religione (specialmente il cattolicesimo) e le fiabe, in particolare quelle della mitologia norrena, germanica e finlandese. L’esperienza durante la prima guerra mondiale mentre prestava servizio militare ebbe un’influenza significativa su di lui durante la creazione del romanzo. Tolkien sviluppò un universo dettagliato e completo, chiamato , prendendo spunto da molte fonti, incluse le sue esperienze personali, come egli stesso ammise.

Una volta, Tolkien descrisse “Il Signore degli Anelli” a un suo amico gesuita, padre Robert Murray, come “un’opera fondamentalmente religiosa e cattolica, inconsciamente all’inizio, ma consapevolmente durante la revisione“. Il romanzo affronta temi teologici come la lotta tra il bene e il male, la vittoria dell’umiltà sull’orgoglio e l’influenza della grazia divina. Oltre a ciò, tratta concetti come la morte, l’immortalità, la misericordia, il peccato, la resurrezione, la salvezza, il sacrificio, la giustizia e il libero arbitrio. Tolkien ha anche espresso esplicitamente, nelle sue lettere, che la frase “non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male” del Padre Nostro ha guidato le descrizioni della lotta interiore di Frodo contro il potere dell’Unico Anello.

La Terra di Mezzo di Tolkien presenta temi religiosi non solo cristiani. I Valar, parte degli Ainur (esseri angelici creatori del mondo), compongono un pantheon di “dèi” responsabili della preservazione del mondo, insieme ai loro servitori, i Maiar. Queste figure richiamano chiaramente le mitologie greca e norrena, nonostante siano tutte creazioni di Eru Ilúvatar, una divinità monoteistica. Anche se nel “Signore degli Anelli” non ci sono riferimenti religiosi espliciti (tranne rare menzioni della mitologia come “il Grande Nemico” riferito a Morgoth), informazioni più dettagliate si trovano nel “Silmarillion“. Elementi mitologici presenti nell’opera includono creature non umane (come Elfi, Nani, Hobbit, Ent e altri), il misterioso Tom Bombadil (di cui l’autore non ha chiarito la natura) e gli spiriti delle Tumulilande.

Le influenze delle mitologie nordiche sono evidenti nelle opere di Tolkien, specialmente sugli Elfi e i Nani. I nomi come “Gandalf” e “Terra di Mezzo” derivano direttamente dalla mitologia norrena; “Middle-Earth” corrisponde a Miðgarðr, uno dei nove mondi della mitologia scandinava. Anche i nomi dei Nani sono ispirati a questa mitologia. Gandalf, in particolare, ha somiglianze con Odino, una divinità germanica, con la sua barba lunga, cappello a tesa larga e bastone; Tolkien stesso lo definì un “viandante odinico” in una lettera del 1946.

Tolkien riconobbe anche l’influenza della mitologia finlandese, soprattutto del poema epico Kalevala, sulla Terra di Mezzo. Nel Kalevala, il Sampo, un oggetto magico dal grande potere, è simile all’Unico Anello: entrambi sono ambiti da forze contrastanti e scompaiono alla fine della storia una volta distrutti. Il mago Väinämöinen, simile a Gandalf per la sua saggezza immortale, parte in nave alla fine del poema, simile alla conclusione di Gandalf nei libri di Tolkien. Inoltre, Tolkien basò la lingua Quenya sulla lingua finlandese.

Anche le fiabe popolari dell’Europa nord-occidentale, come quelle raccolte in libri come “The Shadow-walkers” e “English Fairy Tales“, hanno influito sulle storie di Tolkien. Le ballate folcloriche, come “The English and Scottish Popular Ballads“, e le fiabe popolari del Kentucky potrebbero essere all’origine di nomi come “Boffin” e “Baggins“, come confermato da un amico di Tolkien.

L’Anello di Gige nella Repubblica di Platone presenta similitudini con l’Anello di Sauron: dà invisibilità al portatore. Questo tema dell’anello con poteri particolari è diffuso nella cultura occidentale e compare in romanzi medievali come l’anello magico di Angelica nell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto.

Infine, “Il Signore degli Anelli” riflette profondamente le esperienze personali di vita di Tolkien. Il suo ruolo di rilievo durante la prima guerra mondiale e l’esperienza di suo figlio nella seconda guerra mondiale hanno influito notevolmente sulla trama dell’opera. L’evento centrale del libro, che segna il culmine di una guerra con la conclusione di un’era, richiama non solo diversi poemi della letteratura nordica ma costituisce anche un chiaro richiamo alla Grande Guerra, all’epoca definita “l’ultima guerra“.

Inoltre, Tolkien ha tratto ispirazione dalla sua infanzia a Sarehole, un villaggio ora parte di Birmingham, per creare paesaggi e personaggi. Alcuni suggerimenti indicano che La Contea e i suoi dintorni potrebbero essere modellati sul territorio attorno allo Stonyhurst College, nel Lancashire, dove Tolkien amava vagare negli anni quaranta del Novecento.

Dopo la pubblicazione de “Il Signore degli Anelli“, molti hanno speculato sulle possibili allegorie presenti nell’opera, come la critica alla società industriale che distrugge l’ambiente (rappresentata dall’esercito di Orchi che deforestano Isengard per ottenere legname per le loro macchine), o l’Anello stesso, spesso associato alla bomba atomica. Tuttavia, Tolkien ha precisato nella prefazione del romanzo di non sopportare le allegorie e che non le aveva intenzionalmente incluse nel libro.

Fonti letterarie

Esplorando le fonti letterarie che potrebbero aver influenzato Tolkien, è essenziale iniziare con il Beowulf, un epico in antico inglese che l’autore ha studiato approfonditamente e tradotto. Altre opere anglosassoni rilevanti includono poemi come La rovina, L’errante, La battaglia di Maldon (di cui Tolkien ha scritto un seguito in Il ritorno di Beorhtnoth figlio di Beorhthelm), Maxims I e II, Exodus, un interessante esempio di materiale cristiano presentato in uno stile eroico, e infine Finn e Hengest, focalizzati sulla storia, la continuità dell’ideale eroico e i rapporti tra il pensiero cristiano e quello pagano. Tolkien stesso ha curato edizioni di queste ultime due opere.

Nel processo di creazione del suo linguaggio mitico personale, Tolkien potrebbe aver tratto ispirazione anche dalla Saga di Volsung, che successivamente influenzò il Nibelungenlied e L’anello del Nibelungo di Richard Wagner. Entrambe le opere presentano un anello d’oro dai poteri straordinari e una spada spezzata che viene riforgiata. Nella Saga di Volsung, questi oggetti sono chiamati rispettivamente Andvaranautr e Gramr, e possono essere facilmente associati all’Unico Anello e a Narsil. Riguardo a questa somiglianza, Tolkien ha dichiarato in risposta a un traduttore svedese che l’Unico Anello era “in un certo modo” l’anello di Wagner: “Entrambi gli anelli sono rotondi, e le somiglianze finiscono qui“.

Altrettanto interessanti per tematiche e motivi sono i romanzi medievali, alcuni dei quali sono stati curati dallo stesso Tolkien, come Sir Gawain, Pearl, Sir Orfeo, Ancrene Wisse, o i romanzi cavallereschi tedeschi. Tra questi, si può menzionare il Brut di Layamon, che contiene tradizioni (e da cui Tolkien ha ripreso la parola dwimmerlaik, utilizzata da Éowyn), le leggende di san Michele e san Brendano di Clonfert, che hanno fornito spunti successivi, e i Lai di Maria di Francia. Infine, non possiamo dimenticare Il viaggio di Bran, un poema irlandese.

Anche l’opera di Shakespeare, come il Macbeth, ebbe sicuramente un impatto significativo sulla creatività di Tolkien. Nel descrivere la distruzione di Isengard da parte degli Ent, Tolkien si ispirò all’episodio della tragedia in cui la foresta di Birnam, situata vicino a Dunkeld in Scozia, si sposta verso le colline di Dunsinane. L’idea degli uomini travestiti da cespugli, utilizzata in Macbeth, non sembrava abbastanza impressionante a Tolkien, che decise di utilizzare alberi viventi come suoi guerrieri. Inoltre, la profezia delle streghe in Macbeth, secondo la quale Macbeth non può essere ucciso da nessun uomo nato da donna, trova un eco evidente nella profezia di Glorfindel sul Re stregone di Angmar.

In aggiunta, alcune opere storiografiche potrebbero aver influenzato Tolkien, come “Declino e caduta dell’Impero Romano” di Edward Gibbon, da cui potrebbero derivare i nomi “Radagaisus” (Radagast) e “Fredegarius” (Fredegario). La “Storia dei Danesi” di Saxo Grammaticus e “La Storia dell’arte della guerra nel Medioevo” di Charles Oman potrebbero anch’esse aver contribuito all’ambientazione della Terra di Mezzo, con le tribù germaniche che richiamano i cavalieri del Mark.

Nel panorama della letteratura moderna, Tolkien potrebbe aver tratto ispirazione dalle fiabe di George MacDonald come “La principessa e i goblin” del 1872, “La principessa e Curdie” del 1882, “Phantastes” del 1858 e “Lilith” del 1895 (quest’ultima, secondo Tolkien, sarebbe stata la sua principale fonte d’ispirazione). Anche William Morris, autore de “Il bosco dietro al mondo” (potenziale ispirazione per la foresta di Fangorn), “La casa dei Wolflings” del 1888, “Le radici della montagna” del 1889 (ispirazione per Gollum), e “La piana brillante” del 1891 (che tratta della ricerca delle Terre Imperiture) potrebbero aver influito sul lavoro di Tolkien. Infine, tra le influenze possiamo includere anche Rudyard Kipling con “Puck delle colline” del 1906 e “Storie e leggende” del 1910.

Pubblicazione
Edizione inglese e forma editoriale

L’autore J.R.R. Tolkien inizialmente concepì il suo lavoro, Il Signore degli Anelli, come un unico grande volume. Tuttavia, a causa della crisi economica post-bellica e delle difficoltà a reperire grandi quantità di carta, il romanzo fu suddiviso in tre volumi, ciascuno contenente due libri:

La Compagnia dell’Anello (The Fellowship of the Ring): libri I e II, con prologo;
Le due torri (The Two Towers): libri III e IV;
Il ritorno del re (The Return of the King): libri V e VI, appendici e indici.

Tolkien non apprezzava particolarmente il titolo del secondo volume, “Le due Torri“, trovandolo ambiguo poiché poteva riferirsi a diverse coppie di torri nella trama. Anche il titolo del terzo volume, “Il ritorno del Re“, non gli piaceva, ritenendolo troppo esplicativo del finale della storia. Aveva suggerito inizialmente “La guerra dell’Anello” come titolo, ma questo non fu accettato dagli editori.

Sebbene i 6 libri non abbiano titoli ufficiali, Tolkien suggerì alcuni possibili titoli in una lettera:

  • Libro I: Il ritorno dell’ombra (The Return of the Shadow)
  • Libro II: La Compagnia dell’Anello (The Fellowship of the Ring)
  • Libro III: Il tradimento di Isengard (The Treason of Isengard)
  • Libro IV: Il viaggio a Mordor (The Journey to Mordor)
  • Libro V: La guerra dell’Anello (The War of the Ring)
  • Libro VI: Il ritorno del Re (The Return of the King)

Malgrado la definizione comune di “trilogia del Signore degli Anelli“, il termine è tecnicamente impreciso poiché Tolkien scrisse il libro come un’opera unitaria. Originariamente pubblicati dalla Allen & Unwin negli anni 1954-1955, i tre volumi sono stati successivamente ristampati in diverse edizioni da vari editori, inclusi formati da uno a sette volumi. Un’edizione inglese notevole è quella di HarperCollins, contenente cinquanta illustrazioni di Alan Lee, pubblicata nel 1992 in occasione del centenario della nascita di Tolkien. Esiste anche un’edizione inglese in sette volumi che segue la suddivisione in sei libri suggerita da Tolkien, con le appendici spostate in un volume separato.

Edizione statunitense

Negli anni ’60, l’editore di fantascienza Donald Allen Wollheim della Ace Books si accorse che Il Signore degli Anelli non era protetto dalle leggi sul copyright negli Stati Uniti, dato che l’edizione americana era stata realizzata assemblando pagine stampate in Gran Bretagna per l’edizione britannica. La Ace Books decise di pubblicare un’edizione non autorizzata senza compensare l’autore, cosa che suscitò la reazione dei numerosi fan americani di Tolkien. Le proteste costrinsero la casa editrice a ritirare la pubblicazione e a risarcire Tolkien, sebbene con una somma inferiore rispetto a quella dovuta in caso di pubblicazione regolare.

Nonostante queste difficoltà iniziali, il successo fu ampiamente compensato quando la Ballantine Books pubblicò un’edizione autorizzata, che ottenne un incredibile successo commerciale entro la metà degli anni ’60, trasformando il libro in un fenomeno culturale negli Stati Uniti. La popolarità si diffuse a livello globale, con traduzioni in molte lingue, e Tolkien, esperto di filologia, supervisionò personalmente alcune traduzioni, fornendo commenti e suggerimenti.

L’enorme successo de Il Signore degli Anelli ebbe un impatto significativo sul genere fantasy, dando vita a una richiesta crescente di libri simili. Questa popolarità portò alla creazione del termine “Tolkienesque” per descrivere opere che imitavano in modo pedissequo personaggi, trama e temi de Il Signore degli Anelli. Il libro inaugurò un nuovo genere letterario, e molte opere derivate apparvero rapidamente sul mercato, contribuendo a definire il panorama della letteratura fantasy.

Edizioni italiane

In Italia, la prima pubblicazione parziale del libro risale al 1967, quando la Casa Editrice Astrolabio lanciò il primo volume, “La Compagnia dell’Anello“, tradotto da Vittoria Alliata di Villafranca, all’epoca 17enne. L’iniziativa ebbe poco successo, tanto che l’editore decise di non proseguire con gli altri due volumi. Solo nel 1970, l’editore Rusconi finalmente pubblicò il romanzo completo, con un’introduzione di Elémire Zolla. Pur utilizzando ancora il testo dell’Astrolabio, la traduzione fu migliorata da Quirino Principe, il curatore.

Nel 2003, in seguito al successo dei film di Peter Jackson, l’Editore Bompiani, che aveva acquisito i diritti da Rusconi nel 2000, presentò una nuova edizione rivista. Con la collaborazione della Società Tolkieniana Italiana, l’intero testo fu digitalizzato e corretto, eliminando circa quattrocento errori e apportando modifiche alla traduzione di alcuni termini (come la trasformazione di “Orc” in “Orco” al posto del precedente “Orchetto”). Tuttavia, questa versione conserva ancora omissioni ed errori non individuati In un’intervista al Convegno Endòre di Brescia nel marzo 2004, Alliata di Villafranca difese le sue scelte traduttive, affermando di aver seguito le indicazioni di Tolkien (in linea con i principi successivamente espressi in “Guide to the names of the Lord of the Rings”) e di aver reso in italiano i termini scartati durante la revisione di Principe. A partire da gennaio 2020, tutte le copie con questa traduzione sono state ritirate dalla vendita a seguito di una controversia tra l’editore Bompiani e Alliata.

Nel ottobre 2019 è stata pubblicata la prima parte dell’opera con una nuova traduzione di Ottavio Fatica. La seconda parte, “Le Due Torri“, è uscita nel maggio 2020, mentre la terza, “Il Ritorno del Re“, è stata pubblicata a luglio 2020.

Nel novembre 2020, Bompiani ha rilasciato la trilogia de “Il Signore degli Anelli” nella traduzione di Ottavio Fatica (anch’essa rivista e corretta), in un unico volume, accompagnato da cinquanta illustrazioni di Alan Lee.

Trama
Prologo

Il prologo introduce il lettore alla Terra di Mezzo, un mondo fantastico popolato da diverse razze, tra cui gli hobbit. Questi ultimi sono piccoli esseri pacifici che vivono nella Contea, una regione rurale e bucolica. Il prologo racconta inoltre la storia dell’Unico Anello, un potente artefatto creato dall’Oscuro Signore Sauron. L’anello è stato rubato da Bilbo Baggins, un hobbit, che lo ha poi lasciato in eredità a suo nipote Frodo.

La Compagnia dell’Anello

Libro I
Il romanzo inizia con la festa del 111º compleanno di Bilbo Baggins. Alla fine della festa, Bilbo lascia la Contea e si trasferisce a vivere con gli elfi a Rivendell. Frodo, il nipote di Bilbo, eredita l’Unico Anello.

Gandalf, un mago, scopre che l’anello è l’Unico Anello e consiglia a Frodo di distruggerlo. Frodo parte dalla Contea accompagnato da Sam, Merry e Pipino, i suoi amici hobbit.

I quattro hobbit vengono attaccati dai Cavalieri Neri, servi di Sauron, ma vengono salvati dagli elfi. Gandalf raggiunge Frodo e gli consiglia di recarsi a Rivendell, dove si terrà un consiglio per decidere come distruggere l’Unico Anello.

Durante il viaggio, i quattro hobbit vengono nuovamente attaccati dai Cavalieri Neri, ma vengono salvati da Glorfindel, un elfo. Frodo viene ferito da un pugnale dei Cavalieri Neri, ma viene curato a Rivendell.

Libro II
A Rivendell, Frodo incontra gli altri membri della Compagnia dell’Anello: Aragorn, un ramingo che è in realtà l’erede di Isildur, il re che ha tagliato l’Unico Anello dal dito di Sauron; Legolas, un elfo; Gimli, un nano; Boromir, il figlio del sovrintendente di Gondor; Merry e Pipino.

Il Consiglio di Rivendell decide che l’unico modo per distruggere l’Unico Anello è gettarlo nel Monte Fato, il vulcano dove è stato forgiato. Frodo si offre volontario per compiere la missione e gli altri sette membri della Compagnia si offrono di accompagnarlo.

La Compagnia parte da Rivendell e attraversa le Montagne Nebbiose, ma viene costretta a fermarsi a causa di una tempesta di neve. I compagni si rifugiano nelle miniere di Moria, dove vengono attaccati dagli orchi e da un Balrog, un demone antico. Gandalf sfida il Balrog a duello e cade nell’abisso insieme al demone.

La Compagnia continua il suo viaggio e raggiunge il regno elfico di Lothlórien. Galadriel, la regina degli elfi, permette a Frodo e Sam di guardare nel suo specchio, dove vedono visioni del futuro. Frodo è così turbato da ciò che ha visto che offre l’Unico Anello a Galadriel, ma la regina rifiuta.

La Compagnia lascia Lothlórien e segue il fiume Anduin. A Amon Hen, Boromir tenta di convincere Frodo a dargli l’Unico Anello, ma Frodo, turbato dall’avidità di Boromir, decide di separarsi dalla Compagnia. Sam lo segue e i due hobbit proseguono il loro viaggio verso Mordor da soli.

Le due torri

Libro III
Un gruppo di Uruk-hai inviato da Saruman giunge ad Amon Hen attaccando la Compagnia. Boromir, cercando di proteggere Merry e Pipino, viene ucciso, e gli hobbit vengono rapiti. Aragorn, Legolas e Gimli inseguono gli Uruk-hai attraverso le pianure di Rohan, guidati dalle tracce lasciate. Nel frattempo, Merry e Pipino riescono a sfuggire al massacro e si rifugiano nella foresta di Fangorn, incontrando l’Ent Barbalbero. Aragorn, Legolas e Gimli, seguendo le tracce, trovano Gandalf inaspettatamente vivo, spiegando di essere stato rimandato sulla Terra di Mezzo dopo la sua morte apparente. Gandalf ora guida il suo ordine, avendo rimpiazzato il traditore Saruman. Tutti insieme si dirigono verso Edoras, la capitale di Rohan, liberando il re Théoden dall’influenza di Grima Vermilinguo. Théoden, con le sue forze, si prepara a difendere il Fosso di Helm dagli assalti delle forze di Saruman.

Alle prime luci dell’alba, mentre Théoden e Aragorn cercano di rompere l’assedio con una sortita a cavallo, Gandalf giunge con rinforzi inaspettati. Uccide gli Uruk-hai e salva la situazione. Successivamente, decidono di recarsi ad Isengard per convincere Saruman a redimersi, ma l’ex-stregone rinnega ogni malefatta. Gandalf lo espelle dal suo ordine. Pipino, guardando in un Palantír, vede le intenzioni di Sauron di attaccare Minas Tirith. Gandalf e Pipino partono per avvertire il sovrintendente di Gondor del pericolo imminente.

Libro IV
Frodo e Sam, nel loro viaggio verso Mordor, catturano Gollum, che li seguiva da Moria alla ricerca dell’Anello. Frodo risparmia Gollum, obbligandolo giurare di aiutarli. Dopo le Paludi Morte, Sam ascolta un dialogo tra Gollum e Sméagol. Arrivati ai Cancelli del Morannon, Gollum suggerisce loro una strada segreta verso Cirith Ungol. Nell’Ithilien, incontrano Faramir, fratello di Boromir, che li lascia proseguire nella loro missione. Al valico di Cirith Ungol, Frodo e Sam scoprono la tradimento di Gollum: Frodo viene colpito da Shelob, il ragno, mentre Sam, credendo Frodo morto, si impossessa dell’Anello. Alla torre di Cirith Ungol, Frodo viene fatto prigioniero dagli orchi. Sam, indossando l’Anello, scopre che Frodo è ancora vivo e li insegue all’esterno della fortezza.

Il ritorno del re

Libro V
Gandalf e Pipino giungono a Minas Tirith per avvisare il sovrintendente Denethor dell’imminente attacco di Sauron. Nel frattempo, Théoden raduna le armate di Rohan per dirigersi anch’egli verso la capitale di Gondor. Aragorn, insieme a Legolas, Gimli e alla Grigia Compagnia dei Dúnedain, decide di intraprendere i Sentieri dei Morti per convincere l’esercito dei morti, condannato per aver tradito Isildur, a unirsi nella battaglia contro i corsari di Umbar, alleati di Sauron. Dopo aver sconfitto i nemici, Aragorn libera l’esercito dei morti e si impadronisce delle navi dei corsari. Nel frattempo, Denethor invia il figlio Faramir a Osgiliath, ma questi rimane ferito durante la ritirata, dando inizio all’assedio di Minas Tirith. Dopo l’arrivo dei Rohirrim, Gandalf e Pipino cercano di salvare Faramir dal desiderio suicida del padre. Éowyn e Merry, giunti in incognito a Minas Tirith, sconfiggono il Re stregone di Angmar. Théoden muore schiacciato dal suo cavallo, ma l’arrivo improvviso di Aragorn e dei suoi compagni in nave ribalta le sorti della battaglia a favore delle forze del bene. Aragorn cura Faramir, Éowyn e Merry dopo la vittoria.

Con l’Anello ancora intatto, Aragorn, Éomer e Gandalf si dirigono verso i Cancelli del Morannon per distrarre le forze nemiche e aprire la strada a Frodo verso il Monte Fato. Tuttavia, al Cancello Nero emergono schiere di orchi in superiorità numerica, annunciando una possibile disfatta per gli assedianti.

Libro VI
Con l’aiuto di Sam, Frodo riesce a fuggire dalla torre di Cirith Ungol. Giunto al Monte Fato, Frodo viene sopraffatto dal potere dell’Anello, ma Gollum riappare, lo attacca e glielo sottrae, precipitando nella lava. L’Anello si distrugge, sconfiggendo definitivamente Sauron. A Minas Tirith, Aragorn diventa re di Arnor e Gondor, sposando Arwen. Faramir ed Éowyn, innamoratisi durante le cure, annunciano il loro matrimonio, e Éomer diventa re di Rohan. Nel frattempo, Frodo, Sam, Merry e Pipino tornano nella Contea, trovandola oppressa da Sharkey, che si rivela essere Saruman. Dopo la battaglia di Lungacque, con gli hobbit vittoriosi, Saruman viene pugnalato a morte da Grima Vermilinguo, che a sua volta viene ucciso dagli hobbit. Sam sposa Rosa, utilizzando il dono di Galadriel per far rifiorire la Contea. Frodo, ferito fisicamente e spiritualmente dall’Anello, parte per Valinor con Bilbo, Gandalf, Elrond e Galadriel, i portatori dei Tre Anelli elfici mai scoperti da Sauron.

Appendici

Le appendici di “Il Signore degli Anelli” forniscono dettagli approfonditi sulla storia, le culture, gli alberi genealogici e i linguaggi immaginati da Tolkien per i popoli della Terra di Mezzo. Questi approfondimenti servono a contestualizzare il romanzo e forniscono numerosi dettagli per i lettori interessati a una comprensione più completa dell’universo creato dall’autore.

Appendice A: Annali di re e governatori
Questa appendice offre un ampio background sui principali regni della Terra di Mezzo. Si concentra sulla storia del reame insulare di Númenor, dalla sua fondazione alla sua caduta, e sui regni númenóreani in esilio di Arnor e Gondor. Vengono anche dettagliati il regno di Rohan e la stirpe nanica di Durin. La storia d’amore tra Aragorn e Arwen è raccontata in modo approfondito.

Appendice B: Il calcolo degli anni
Questa appendice fornisce una cronologia di Arda dalla Seconda Era in poi, con particolare attenzione agli anni della Guerra dell’Anello. Viene anche illustrato il destino dei membri della Compagnia dell’Anello rimasti nella Terra di Mezzo dopo la partenza di Frodo. Ad esempio, Sam, dopo la morte di sua moglie, lascia in eredità il Libro Rosso alla figlia maggiore e si dirige verso le Terre Immortali come ultimo dei Portatori dell’Anello.

Appendice C: Alberi genealogici
Questa appendice presenta gli alberi genealogici delle famiglie hobbit, tra cui i Baggins, i Tuc, i Brandibuck, i Gamgee e, nell’edizione italiana del 2020, i Boffin e i Bolgeri.

Appendice D: Calendario della Contea
Viene descritto il calendario della Contea, evidenziando le differenze rispetto a quelli di Númenor e Gondor.

Appendice E: Scrittura e pronuncia
Questa appendice fornisce note sulla grafia e sulla pronuncia dei nomi nei linguaggi della Terra di Mezzo.

Appendice F: Notizie etnografiche e linguistiche
Offre informazioni sui popoli e sulle lingue della Terra di Mezzo nella Terza Era.

Personaggi
Hobbit

Frodo Baggins
Samvise “Sam” Gamgee
Peregrino “Pipino” Tuc
Meriadoc “Merry” Brandibuck
Gollum/Sméagol
Bilbo Baggins

Uomini

Aragorn II (Grampasso)
Faramir
Denethor
Boromir
Éowyn
Grima Vermilinguo
Théoden
Éomer

Maiar

Sauron
Gandalf
Saruman
Radagast

Shelob

Tom Bombadil

Elfi

Legolas Verdefoglia
Celeborn
Galadriel
Elrond
Arwen
Glorfindel

Nani

Gimli

Ent

Barbalbero

Critiche

L’opera di J.R.R. Tolkien, Il Signore degli Anelli, è stata accolta con grande successo di pubblico e critica, ma ha anche suscitato alcune critiche, sia da parte di scrittori che da parte di gruppi minori.

Le critiche degli scrittori

Alcuni scrittori hanno criticato il libro per diversi aspetti. Ad esempio, Judith Shulevitz, critico del New York Times, definì pedante lo stile di Tolkien, affermando che egli “ha formulato una credenza di nobili sentimenti nell’importanza della sua missione come conservatore della letteratura, la quale però risulta essere la morte per la letteratura stessa“. Il critico Richard Jenkins, scrivendo su The New Republic, denotò una spiccata mancanza di profondità psicologica; per il critico sia i personaggi sia l’opera erano “anemici e senza spina dorsale“.

Fra gli scrittori, l’autore di fantascienza David Brin criticò il libro su molti aspetti, ad esempio per la devozione dell’autore a una tradizionale struttura sociale gerarchica, per il suo dipingere in maniera positiva la carneficina delle forze nemiche, e la sua maniera romantica e antiquata di vedere il mondo. Michael Moorcock, un altro famoso scrittore di fantascienza e di fantasy, nel suo saggio Epic Pooh, equipara il lavoro di Tolkien a quello di Winnie-the-Pooh, criticando questa e le altre opere dell’autore per aver rappresentato in maniera fortemente semplicistica e stereotipata la Merry England (“Inghilterra felice”).

Alcune analisi recenti si sono focalizzate sulle critiche espresse da alcuni gruppi minori. Una delle critiche mosse al romanzo si concentra sul presunto razzismo contenuto nell’opera; essa presenta come protagonisti razze dalla pelle bianca, come Uomini, Elfi, Nani e Hobbit, mentre come antagonisti Orchi e Uomini dalla pelle scura, presentati come una minaccia al gruppo etnico di razza bianca. Il libro inoltre menziona come causa dell’indebolimento dei Númenoreani il loro mescolarsi con “uomini inferiori”, affermazione che alcuni critici hanno associato ad una visione xenofoba dell’autore.

Questa analisi è stata criticata da molti. Nel romanzo stesso sono presenti, infatti, anche Hobbit dalla pelle scura, e alcuni Uomini dalla pelle scura sono presenti tra le file dell’esercito di Gondor durante l’assedio di Minas Tirith. Tolkien, inoltre, prova compassione per gli Uomini che servono Sauron: vedendo il cadavere di uno di questi, Sam Gamgee si chiede se egli fosse davvero malvagio oppure costretto a combattere per una causa che non condivideva. Nel libro, infine, è specificato come il declino dei Númenóreani sia dovuto a una concatenazione di vari fattori, come il loro orgoglio e la loro brama di potere.

Le accuse di razzismo risultano inconsistenti anche leggendo le parole di Tolkien stesso. In alcune lettere private, l’autore inglese definì la “dottrina della razza” e l’antisemitismo nazisti “completamente dannosi e non scientifici” e l’apartheid “terrificante”.

Temi narrativi
Temi religiosi

Tolkien, che si definisce “cattolico di romana Chiesa“, considera il suo lavoro “fondamentalmente religioso e Cattolico“. Il romanzo affronta diversi aspetti della vita cristiana, ma include anche tematiche più universali legate alle religioni e alle loro teologie.

La Speranza è un tema dominante: i popoli liberi sperano di liberarsi dal male rappresentato da Sauron, anche quando sembra impossibile. Questa speranza è giustificata dalla Provvidenza, che agisce nella storia in modi spesso nascosti ma decisivi. L’umiltà, l’amicizia e l’amore sono altre tematiche rilevanti, incarnate nelle relazioni tra i personaggi.

La Misericordia e la Pietà sono valori presenti in tutto il romanzo. Tolkien non adotta una visione manichea del bene e del male, ma mostra come i personaggi possano scegliere la loro strada. La pietà di Bilbo verso Gollum, ad esempio, ha conseguenze cruciali per il destino dell’Anello. Anche episodi come la pietà di Théoden verso Grima Vermilinguo dimostrano il potere della compassione nel portare a esiti positivi.

Altri temi trattati includono la Morte, il Sacrificio, la Salvezza e, in modo implicito, la risurrezione. Gandalf stesso sperimenta una forma di resurrezione dopo lo scontro con il Balrog, tornando alla vita per completare la sua missione contro il male.

Inoltre, alcuni critici hanno individuato rimandi alla simbologia numerica cristiana nell’opera di Tolkien, sebbene le interpretazioni su questo punto siano variegate.

Temi romantici

In “Il Signore degli Anelli” emerge il tema romantico dell’Infinito in vari modi. I personaggi affrontano qualcosa più grande di loro, superando le proprie limitazioni, o cercano di elevarsi oltre di esse. Questi due temi, chiamati Sehnsucht e Titanismo, sono centrali nell’opera di Tolkien.

La Sehnsucht, uno struggimento romantico, si manifesta come un desiderio costante, portando personaggi come Bilbo e Frodo a dipendere dall’Anello. Senza di esso, diventano irascibili e depressi, incapaci di separarsene. L’Anello diviene l’Assoluto romantico, simbolo della liberazione dalle sensazioni di impotenza. Dopo la sua distruzione, Frodo parte per il Reame Beato di Valinor, rappresentazione della morte, per alleviare il suo dolore. Gli Elfi, anche privati dei loro anelli, devono lasciare la Terra di Mezzo, consumati dalla brama dell’Assoluto. Anche Aragorn e Boromir portano il peso delle generazioni precedenti.

Vi sono riferimenti alla “stanchezza del mondo“, sofferta dagli Elfi e dai dúnedain come Aragorn alla fine delle loro lunghe vite. Questo dolore può portarli a desiderare la morte come liberazione. L’immortalità è prerogativa degli Eldar, ma per gli Uomini è vista come una punizione. La Terra di Mezzo influisce sulla loro vita, riducendola e conducendoli inevitabilmente alla morte.

Il viaggio

Il tema del viaggio è significativo nel romanticismo e si lega strettamente alla Sensucht. Gli eroi romantici sono viandanti che vedono il viaggio come un’opportunità di fuga dalla realtà quotidiana. Un esempio è l’opera romantica “Enrico di Ofterdingen” di Novalis, dove il viaggio rappresenta un’esperienza di crescita interiore, affrontando le difficoltà lungo il cammino. Contrariamente al viaggio di formazione, i romantici non credono nel progresso dei personaggi o nella storia umana. I viaggiatori romantici vagano senza meta, guidati dai propri impulsi. Anche i membri della Compagnia dell’Anello sono viandanti, mossi dalle loro ragioni personali. Gandalf cerca la sfida che lo porterà alla sua trasformazione in Gandalf il Bianco, mentre Aragorn e Boromir sono gravati da pesi interiori. Legolas e Gimli sono guidati dai loro desideri di vedere luoghi specifici. Gli hobbit, infine, sono spinti dall’avventura, senza comprendere appieno cosa li aspetta.

Il titanismo

Nell’opera, oltre alla Sehnsucht, emerge il tema del titanismo, o Streben, che contrasta con essa. Mentre la nostalgia rappresenta la rinuncia dell’uomo all’infinito, il titanismo lo spinge a superare i propri limiti per fondersi con il tutto. Un esempio emblematico di questo atteggiamento è rappresentato da Faust di Johann Goethe. Nel romanzo, il titanismo assume principalmente una connotazione negativa: alcuni personaggi cadono nella tentazione, mentre altri riescono a resistervi. Personaggi come Sauron, Saruman, Boromir e Denethor cercano il potere dell’Anello per fini egoistici, causando distruzione e morte. Tuttavia, ci sono anche coloro che rinunciano al potere dell’Anello, come Galadriel e Gandalf, consapevoli che quel potere li porterebbe oltre i limiti della loro natura.

Rinascita dell’epica

Mario Praz, uno studioso dell’anglistica e del romanticismo, ha osservato una rinascita dell’epica con il romanzo di Tolkien, “Il Signore degli Anelli“, una tendenza che ritorna dopo secoli di assenza dalla letteratura moderna. Tolkien, un professore di Oxford, ha pubblicato la trilogia nel 1954-55, portando alla luce temi epici dimenticati.

Nel romanzo, Tolkien non cerca di mostrare il male come un esempio di virtù da convertire, ma piuttosto come qualcosa da sconfiggere. I draghi e le creature malvagie presenti nel suo mondo non sono da comprendere o assimilare, ma da annientare, secondo lo studioso Zolla. Questo approccio ha generato discussioni tra gli intellettuali moderni, con alcuni che dubitano dell’esistenza assoluta del male.

Il mondo creato da Tolkien, ricco di personaggi come gli Hobbit e le creature oscure come gli Orchetti e i Cavalieri Neri, offre una vasta gamma di atmosfere, che vanno dalla gaiezza alla sinistra sinistra, simili ai dipinti apocalittici di John Martin. La trama, incentrata sulla distruzione dell’anello, è paragonata a epiche avventure come la ricerca del Graal.

L’epopea di Tolkien, nonostante alcune critiche per il suo stile o per certi momenti sentimentali, è stata lodata per la sua profondità metafisica e per la sua capacità di trasportare il lettore in mondi fantastici e avventure epiche.

Temi romantici minori

Nell’opera di Tolkien emergono diversi temi che richiamano l’estetica romantica. Uno di questi è il legame indissolubile tra amore e morte, evidente nella storia d’amore tra Aragorn ed Arwen. Arwen, pur essendo un’elfa immortale, rinuncia alla sua immortalità per stare con Aragorn, accettando così la morte. Questo tema richiama la vita dell’autore romantico Novalis, il cui dolore per la morte della sua giovane fidanzata lo portò a una profonda trasformazione prima della sua prematura morte.

Un altro tema caro ai romantici, incluso Novalis, è quello della notte, spesso contrastata con la luce dell’Illuminismo. La notte simboleggia l’oscurità e l’incertezza, offrendo un senso di mistero e indeterminatezza. Questo tema è evidente nella narrazione, come quando gli Hobbit si avventurano nella Vecchia Foresta, dove gli alberi assumono caratteristiche umane nell’oscurità, o quando Pipino lancia un sasso per valutare la profondità di un pozzo nelle caverne di Moria.

Natura contro tecnologia

Nelle opere dell’autore inglese, il contrasto tra natura e tecnologia emerge come un tema centrale. L’autore critica lo sfruttamento eccessivo della natura e l’eccessivo avanzamento dell’industria. Nei suoi scritti, spesso gli antagonisti sono rappresentati con metafore che richiamano il mondo delle macchine. Ad esempio, Saruman è dipinto come colui che “Ha un cervello fatto di metallo e d’ingranaggi“, e la sua distruzione della foresta di Fangorn spinge Barbalbero e gli Ent a opporglisi.

Tolkien dipinge un’immagine negativa dell’industria e del progresso tecnologico portato agli estremi, spesso associandoli alla guerra. Ad esempio, la creazione da parte di Saruman di un esercito di Uruk-hai viene collegata all’industria e al suo impatto dannoso sull’ambiente e sulla società. Tuttavia, Tolkien riconosce anche il valore della tecnologia per la sopravvivenza umana, specialmente quando è utilizzata in modo modesto e per fini benefici condivisi dalla comunità, come nel caso degli Hobbit con il loro mulino ad acqua o degli Elfi con le loro tecnologie raffinate.

Perdita e addio

Il tema della perdita e dell’addio è centrale nell’universo immaginario creato da Tolkien. Nell’opera “Il Silmarillion“, il malvagio Melkor usa i suoi poteri per distruggere le creazioni divine, come i Due Alberi che davano luce ad Aman, contando sull’aiuto di Ungoliant.

Fëanor, principe dei Noldor, perde suo padre e le sue creazioni più preziose, i Silmarilli, a causa delle macchinazioni di Morgoth. Questo evento porta al primo spargimento di sangue elfico ad Alqualondë, segnando la fine dell’innocenza e la perdita della casa per i Noldor.

Nel corso della storia, città e regni vengono fondati, ma tutti sono destinati al fallimento. Gondolin, Nargothrond, Moria e Númenor subiscono distruzione o abbandono, sia per cause esterne che interne.

Alla fine de “Il Signore degli Anelli“, la maggior parte degli Elfi lascia la Terra di Mezzo, portando via ciò che hanno creato. Lothlórien, priva del potere dell’Anello Nenya di Galadriel, appassisce e scompare. Frodo, ferito e segnato, parte per Aman, incapace di vivere libero da tristezza e dolore.

Nelle appendici, Aragorn muore dopo due secoli di vita, lasciando Arwen sola e mortale. Arwen, tornando a Lothlórien, decide di lasciarsi morire su una pietra vicino al fiume Nimrodel, ritornando in uno dei pochi luoghi in cui aveva conosciuto la vera felicità.

Il lieto fine

Il Signore degli Anelli” di Tolkien si conclude con un lieto fine: il male è sconfitto, il bene trionfa e l’ordine ritorna. La maggior parte dei membri della Compagnia dell’Anello sopravvive, eccezion fatta per Boromir, morto per il suo nobile intento di impossessarsi dell’anello. La narrazione si conclude con una vittoria epica anziché una tragedia tra i protagonisti.

Questo finale ottimista contrasta con le esperienze di Tolkien, reduce dalla Prima Guerra Mondiale e testimone degli eventi della Seconda. Nei suoi scritti, come “La realtà in trasparenza“, emerge un pensiero pessimista sulle guerre, dove afferma che queste sono sempre perdute e che la guerra non porta mai a una vera soluzione.

Nonostante questo, Tolkien sceglie di dare al suo romanzo un lieto fine, forse come desiderio di creare un mondo migliore rispetto a quello che conosceva, un mondo che affronta il male con coraggio, determinazione e amicizia per riconquistare la pace. Tuttavia, l’autore stesso ha dichiarato di non sentirsi parte del mondo che ha creato, sottolineando la distinzione tra l’artista e la sua opera.

Influenza culturale
Influenza sul genere fantasy

Il romanzo “Il Signore degli Anelli” ha avuto un notevole impatto sulla cultura, in particolare sul genere fantasy e sull’industria dell’intrattenimento.

Il suo successo ha contribuito ad aumentare l’interesse del pubblico per i romanzi fantasy, spingendo alla pubblicazione di molti altri libri simili per stile e argomento negli anni sessanta. Opere come il Ciclo di Earthsea di Ursula K. Le Guin, La saga della Riftwar di Raymond E. Feist e altre hanno beneficiato di questa crescente attenzione.

Inoltre, il romanzo ha influenzato l’industria dei giochi di ruolo, in particolare il gioco Dungeons & Dragons, popolare negli anni settanta. Molte razze presenti in questo gioco, come gli elfi, i nani e gli orchi, richiamano direttamente il mondo di “Il Signore degli Anelli“.

Anche i videogiochi e i giochi di carte collezionabili sono stati influenzati dalla tipologia di fantasy introdotta da Tolkien. Titoli come Final Fantasy IV, Baldur’s Gate e la saga di Warcraft sono solo alcuni esempi di opere che hanno tratto ispirazione da questo romanzo.

Persino nella fantascienza, opere come “2010: Odissea due” di Arthur C. Clarke fanno riferimento a elementi presenti nel mondo creato da Tolkien, evidenziando l’ampia portata della sua influenza.

Infine, anche George Lucas ha ammesso l’influenza di Tolkien sulla filosofia di alcuni film di Star Wars, dimostrando così il pervasivo impatto culturale de “Il Signore degli Anelli“.

Influenza sociale e politica

A livello mondiale, diverse istituzioni e comunità si impegnano nella promozione e nel ricordo delle opere di Tolkien. In Italia, nel 1994, è stata fondata la Società Tolkieniana Italiana, un’associazione non a scopo di lucro dedicata allo studio e alla diffusione dell’opera dell’autore.

Dal 2003, il 25 marzo di ogni anno viene celebrato il Tolkien Reading Day, una giornata dedicata alla lettura delle opere di Tolkien con eventi e manifestazioni. Questa data è stata scelta perché coincide con la caduta di Sauron, segnando la fine della guerra dell’anello.

Negli Stati Uniti, negli anni ’60, l’opera di Tolkien ha ottenuto un seguito particolare tra i movimenti alternativi e pacifisti, con slogan di protesta come “Frodo Lives” o “Gandalf for President“. In Italia, invece, il grande successo delle opere di Tolkien è avvenuto soprattutto nella seconda metà degli anni ’70, poco dopo la pubblicazione della Rusconi.

Cinema
Primi tentativi e adattamenti

Nel corso degli anni, diversi registi e cineasti hanno mostrato interesse nel realizzare una trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Tolkien.

Uno dei primi fu Walt Disney, che richiese più volte i diritti del romanzo, ma Tolkien rifiutò a causa di una sua antipatia verso il regista. Anche i Beatles e Stanley Kubrick espressero interesse nel progetto, ma l’autore si oppose. Negli anni settanta, il regista britannico John Boorman lavorò su un film basato sull’opera, ma il progetto fu abbandonato per motivi finanziari, sebbene i suoi appunti furono utilizzati per il film “Excalibur“.

Nel 1978, gli studios Rankin-Bass produssero una versione animata televisiva de Lo Hobbit. Successivamente, Saul Zaentz realizzò un adattamento animato della trilogia de Il Signore degli Anelli, diretto da Ralph Bakshi e utilizzando una tecnica mista di animazione e scene dal vivo. Il film copriva la trama de La Compagnia dell’Anello e parte de Le due torri, ma non fu completato. Tuttavia, la Rankin-Bass completò l’opera con una versione animata de Il ritorno del re nel 1980.

La trilogia di Peter Jackson

I fallimenti precedenti avevano scoraggiato per anni registi e case di produzione dall’idea di trasporre il libro in un film, poiché sembrava richiedere uno sforzo produttivo enorme. Solo con lo sviluppo di nuove tecniche cinematografiche, in particolare l’avanzamento della computer grafica, il progetto venne ripreso in considerazione.

Nel 1995, la Miramax Films iniziò a sviluppare un adattamento del romanzo con il regista neozelandese Peter Jackson, pensato originariamente come due film. Tuttavia, quando i costi della produzione diventarono eccessivi, la New Line Cinema subentrò e decise di realizzare tre film per rispettare meglio i tempi della narrazione del libro. Bob Weinstein e Harvey Weinstein della Miramax rimasero coinvolti come produttori nel nuovo progetto.

I tre film furono girati contemporaneamente in Nuova Zelanda e si distinguono per l’ampio utilizzo di effetti speciali sviluppati dalla Weta Digital e dalla Weta Workshop, entrambe fondate da Peter Jackson. La computer grafica ha giocato un ruolo fondamentale, sia per la creazione di personaggi come Gollum, completamente generato al computer, sia per le grandi battaglie, con migliaia di comparse digitali.

La trilogia fu rilasciata in successione: “La Compagnia dell’Anello” nel 2001, “Le due torri” nel 2002 e “Il ritorno del re” nel 2003. Questi adattamenti cinematografici hanno vinto complessivamente diciassette premi Oscar, con undici premi solo per “Il ritorno del re“. La première di quest’ultimo si svolse a Wellington, in Nuova Zelanda, affiancata da celebrazioni dei fan e promozioni ufficiali. Il film ha anche contribuito significativamente all’economia della nazione, diventando il secondo nella storia a superare il miliardo di dollari di incassi globali. All’edizione degli Oscar del 2004, “Il ritorno del re” ha vinto tutte e undici le statuette per cui era stato nominato, eguagliando il record di “Titanic” e “Ben-Hur“.

Giochi di ruolo

L’opera di Tolkien ha avuto un impatto significativo sull’industria del gioco di ruolo, che ha guadagnato popolarità dagli anni settanta con Dungeons & Dragons. Il mondo creato da Tolkien continua ad essere una forte influenza sia nei tradizionali giochi di ruolo su carta che nei videogiochi di ruolo con temi fantasy ed epici.

La Iron Crown Enterprises fu la prima casa editrice a ottenere la licenza per produrre giochi di ruolo basati su Il Signore degli Anelli. Dal 1982 pubblicarono supplementi per Rolemaster ambientati nella Terra di Mezzo. Il primo gioco di ruolo ufficiale fu il Middle-Earth Roleplaying System, pubblicato sempre dalla Iron Crown Enterprises fino al 1999, quando la Tolkien Enterprises ritirò la licenza. Successivamente, nel 2002, in concomitanza con l’uscita del film di Peter Jackson, la Deciphers Games pubblicò un secondo gioco di ruolo ufficiale, che incorporava sia l’iconografia del film che quella del romanzo, lasciando al “narratore” la decisione su quale utilizzare. Nel 2011, la Cubicle 7 Entertainment pubblicò un terzo gioco di ruolo ufficiale, L’Unico Anello.

Giochi da tavolo

Per quanto riguarda i giochi da tavolo, ce ne sono diversi basati su quest’opera. Ad esempio, il wargame tridimensionale Il Signore degli Anelli – Gioco di Battaglie Strategiche della Games Workshop, che utilizza miniature per rappresentare personaggi dei libri e del Silmarillion. Games Workshop ha anche annunciato nel 2018 l’arrivo di un nuovo gioco da tavolo ispirato alla trilogia cinematografica, intitolato The Lord of the Rings: Quest to Mount Doom.

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