Cabaret Voltaire: biografia, recensione, discografia e foto

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Cabaret Voltaire: biografia, recensione, discografia e foto
Cabaret Voltaire è stato un gruppo britannico di musica elettronica sperimentale d’avanguardia, originario di Sheffield (Inghilterra), fondato nei primi anni ’70. Il gruppo rientra tra gli artisti della new wave.

Storia del gruppo

Il “Cabaret Voltaire” (da cui il gruppo prende il nome), fondato a Zurigo nel 1916 dal regista teatrale Hugo Ball con un gruppo di artisti tedeschi, è stato la culla del dadaismo (il movimento di rottura e rinnovamento delle logiche artistiche tradizionali). In questo locale si tenevano mostre d’arte russa e francese, danze, letture poetiche, esecuzioni di musiche africane. Tanti spettacoli provocatori e dissacranti che si trasformavano in “eventi” culturali.

Quasi 60 anni dopo, a Sheffield, 3 studenti universitari appassionati di funk ed elettronica sognarono di trasformare tutto quello che era avvenuto nel locale dadaistico di Zurigo in musica. Così, nel 1973, Stephen Mallinder, Richard H. Kirk e Christ Watson fondarono i “Cabaret Voltaire“. L’obiettivo dei 3 era di descrivere in musica il paesaggio urbano di Sheffield 30 anni dopo la guerra.

Nelle prime performance, il trio si presentò con synth, generatori di ritmo, fiati, suoni registrati e manipolati attraverso dei tape-recorder.

Le prime cassette del trio, spesso prodotte dalla Industrial Records, univano elettronica, funk, psichedelia e musica concreta, accentuando gli aspetti più strani di ognuno di essi. Poi, con l’arrivo del punk, nel 1977, le loro sonorità, assieme a quelle della scena industrial, trovarono maggiore accettazione da parte del pubblico, e la fanzine di Sheffield Gunrubber li incluse fra le band punk locali.

La band ottenne un contratto discografico con la Rough Trade, con la quale compose la trilogia: “Mix-Up” (1978), “Voice Of America” (1980) e “Red Mecca” (1981).

Con “Mix-Up“, la band approdò al formato del 33 giri. L’album è una miscela di musica funk ed elettronica, disturbata da sprazzi rumoristi, clangori metallici, pulsazioni claustrofobiche. Il tutto è molto tetro (lo si può notare in canzoni come “Heaven And Hell” ed “Expect Nothing”). Anche la voce viene trattata e filtrata elettronicamente. Il risultato è un originale ibrido tra musica industriale, dance e un punk cupo. Il disco entrò in alcune classifiche inglesi e ha conquistato la critica internazionale.

Nel 1979 il trio pubblicò il primo album dal vivo “Live At The Y.M.C.A.” (che include il solo “Nag Nag Nag” e la reinterpretazione dei Velvet Underground “Here She Comes Now”).

Il successivo EP, “Three Mantras“, fu la prima incursione della band in sonorità arabe e indiane che unirono, nel segno del “mantra“, Asia ed Europa (“Western Mantra” ed “Eastern Mantra”). L’altro EP, dello stesso anno, “Voice Of America“, fu invece un disco molto rumorista e confuso (come in “Voice Of America” e in “Damage Is Done”). “Crepuscule Tracks” (1981), trasformò la loro atmosfera cupa in un’atmosfera più dance: famosa è “Sluggin’ fer Jesus (Part One)” che, anche essendo dance, mantiene un sottofondo ipnotico.

Poi, con l’album “Red Mecca” i Cabaret Voltaire riuscirono a mostrare il senso della loro carriera. La loro musica arriva ad un suono più curato e ritmico, abbandonando le vecchie atmosfere. Su un fondale ritmico monotono e incessante si sussegue un flusso di eventi sonori, tra sferragliate di chitarra, melodie sintetiche e clangori metallici. Nascono, così, brani per discoteche dark, come “Red Mask“, “Sly Doubt“, “A Touch of Evil“.

Il doppio EP “2 x 45” (1982) approdò a un rock più acustico e introdusse strumenti come sassofono e clarinetto. Il disco segnò l’addio al gruppo di Chris Watsonm, in disaccordo con Kirk e Mallinder sulla strada da seguire.

Nel 1983 la band firmò un contratto con la Some Bizzare (con la quale svilupperà la trilogia “Crackdown”, “Micro-Phonies” e “The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord”), e lo stile si allontanò definitivamente dall’industrial elettronico e si avvicinò alla dance. Con “Crackdown” (1983), infatti, i Cabaret Voltaire anticiparono i tempi (arrivando a uno stile che diventerà la base delle band techno e house degli anni ’90).

Con il successivo “Micro-Phonies” (1984) accentuarono di più le ritmiche (ad esempio, nei singoli “Sensoria” e “James Brown”). Poi, “The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord” (1985), segnò un’ulteriore regressione verso una dance-music di facile ascolto. L’elettro-disco proseguì con l’EP “Drain Train” (1986) e con l’album successivo, “Code” (1987) realizzato per l’etichetta EMI, in collaborazione con Bill Laswell e Adrian Sherwood. Il disco segnò il punto più basso della band.

I Cabaret Voltaire si ritrovarono 3 anni dopo a Chicago dove, in compagnia di Marshall Jefferson, concepirono il progetto del nuovo disco (è l’inizio della fase “house”). Nel 1990 uscì “Groovy Laidback and Nasty“. L’album fu una sorta di “riciclaggio” delle sonorità house da loro già scoperte. Poi, nel 1991 arrivarono l’EP “Colours” (una sorta di puzzle sonoro che testimonia il processo di produzione della loro musica) e “Body And Soul” (in cui la band abbandona gli strumenti tradizionali per fare spazio solo alle tastiere elettroniche).

Tra il 1992 ed il 1994 uscì una nuova trilogia, sotto l’etichetta Instinct, dalle sonorità ambient-house. Il primo album, “Plasticity” (1992), fu quasi interamente strumentale (ha sonorità ambient e new Age). Anche “International Language” (1993) fu solo strumentale (con sonorità elettroniche di facile ascolto). “Conversation” (1994) concluse la trilogia.

Dal 1994 i Cabaret Voltaire cessarono di esistere. Kirk, però, continuò la carriera come solista dedicandosi anche a progetti paralleli (come Sandoz e Electronic Eye), mentre Mallinder si trasferì in Australia.

Il periodo classico dei Cabaret Voltaire venne sintetizzato nell’antologia “The Golden Moments” (1987). Poi, “The Living Legends” (1990) incluse i singoli. “Listen Up” (1990) raccolse gli inediti e le rarità del primo periodo. “The Original Sound Of Sheffield ’78/’82” (2002) celebrò il primo periodo di attività del gruppo. Infine, nel 2021, sono stati pubblicati 2 album, “Dekadrone” e “Bn9drone” con la sigla Cabaret Voltaire (annunciati l’anno prima da Kirk).

Richard H. Kirk ha recentemente detto: “Non abbiamo mai avuto un vero successo commerciale. Alcune delle nostre intuizioni hanno però avuto una certa diffusione, e hanno influenzato parecchie persone, anche nel campo delle arti visive“. Infatti, i Cabaret Voltaire sono stati una delle formazioni più influenti della new wave britannica. Le loro intuizioni rumoriste hanno dato il la alla scena industrial (dai Ministry ai Nine Inch Nails), mentre i loro poliritmi dance sono stati il trampolino di lancio per come Depeche Mode e New Order.

Note

  • Paese d’origine: Inghilterra
  • Genere: Industrial, Musica elettronica, Musica house, Rock psichedelico
  • Periodo di attività: dal 1973 al 1994

Formazione classica

  • Stephen Mallinder – voce, basso, tastiera (1973–1994)
  • Richard H. Kirk – chitarra, tastiera, synth e nastri (1973–1994)
  • Chris Watson – tastiera, synth e nastri (1973–1981)

Discografia Cabaret Voltaire

Album in studio:

  • 1978 – Mix-Up
  • 1980 – Three Mantras
  • 1980 – Voice Of America
  • 1981 – Crepuscle Tracks
  • 1981 – Red Mecca
  • 1982 – 2 x 45
  • 1983 – Crackdown
  • 1984 – Micro-Phonies
  • 1985 – Drinking Gasoline
  • 1985 – The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord
  • 1986 – Drain Train
  • 1987 – Code
  • 1990 – Groovy Laidback and Nasty
  • 1991 – Colours
  • 1991 – Body And Soul
  • 1992 – Plasticity
  • 1993 – International Language
  • 1994 – Conversation
  • 2020 – Shadow Of Fear
  • 2021 – Dekadrone
  • 2021 – Bn9drone

Album dal vivo:

  • 1979 – Live At the Y.M.C.A

Raccolte:

  • 1987 – The Golden Moments
  • 1990 – The Living Legends
  • 1990 – Listen Up
  • 2002 – The Original Sound Of Sheffield ’78/’82
  • 2014 – #7885 (Electropunk to Technopop 1978-1985)
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